La riapparizione del Redivivo Diego di Germania
È una stagione complicata. Lo si era capito sin da subito. E in Garcia fu trovato il colpevole di tutti i mali. Seppur in parte sia vera questa ricostruzione. Sono tanti i fattori che hanno determinato la debacle degli azzurri. De Laurentiis è stato abbastanza chiaro: anche lui ha la sua fetta grossa di responsabilità. E l’ha soprattutto per non aver scelto un direttore sportivo che facesse da collante tra la rosa e la società. Ed ecco perché tanti malumori vengono fuori dalle parole dei procuratori, spesso spinti dai propri assistiti, a trasmettere messaggi “sotto banco” per stimolare la società a rinnovare contratti, adeguare stipendi o ascoltare richieste. E nel mare magnum di uscite fuori luogo, commenti sgangherati, offese rivolte ad agenti di calciatori da parte di altri compagni di squadra (Osimhen docet), qualcosa di positivo c’è. Non ci limiteremo solo ad apprezzare le doti calcistiche, perché quelle sicuramente sono importanti, anzi fondamentali, ma vale la pena riconoscere la professionalità, la dedizione e il buonsenso di un ragazzo, forse non più giovanissimo. Stiamo parlando di Diego Demme. La sua storia con la maglia azzurra per certi tratti ha assunto una connotazione quasi “drammatica”. Basti pensare che è arrivato da capitano del Lipsia per vestire la maglia azzurra e risollevare il Napoli di Gattuso. Dopo un infortunio estivo è finito ai margini della gestione Spalletti, mai preso in considerazione da Garcia e per una serie di eventi avversi il buon Walter l’ha rispolverato dal mobile sul quale era stato collocato.
Professionalità e abnegazione
Ma da bocca sua mai nessuna parola fuori luogo o dichiarazione ostile. Da parte del suo procuratore? Difficile anche ricordarne il nome. E nell’ultima gara contro la Salernitana, vinta in modo rocambolesco al 96’, il contributo del tedesco di origini italiane ha assunto un ruolo determinante. Entra al posto di Cajuste, ancora nello status di oggetto misterioso, sprizzando grinta e determinazione da tutti i pori. Serve l’assist decisivo a Rrhamani e il Napoli porta a casa 3 punti fondamentali. Ha qualità, certo non è Lobotka, ma non è il brocco che l’ultima gestione Spalletti ha lasciato intendere fosse. Semplicemente c’era (e c’è ancora) uno Stanislav straordionario. Lo si poteva e doveva sfruttare meglio. Avrebbe potuto far rifiatare Lobo in tante occasioni e invece l’ostinazione ha prevalso. Diego, che si chiama così per Maradona, è venuto a Napoli anche per coronare un sogno. Il sogno di vestire quei colori. Il suo percorso con il Napoli ha preso dunque una piega misteriosa. E la sua maglia sudata a fine gara toglie stima a tutti quegli “scontenti” che ogni giorno, con una sbracciata, con una dichiarazione velata, con atteggiamenti poco professionali, rompono gli equilibri e l’armonia di un ambiente già devastato da mille difficoltà.
Ed ecco che Diego merita la gloria, dopo un lungo periodo di limbo. E chissà magari se questo fine di stagione possa riservargli qualche soddisfazione. Magari dare uno “schiaffo morale” a coloro che l’hanno relegato a contropartita tecnica per arrivare ad altri calciatori sul mercato. Più Diego Demme, più professionisti come lui, meno gente disamorata di questa maglia.