«Tengo a sottolineare che il presidente De Laurentiis non ha mai parlato dei suoi interessi personali o del club, ma solo e sempre del settore calcio, spiegando la necessità di riattivare un comparto industriale che paga più di 1 miliardo di euro di tasse all’anno in Italia e che rischia di spegnersi se la politica non decide di immaginare il calcio del 2050 in Italia. Quindi su questo abbiamo apprezzato tutti il suo voler guardare al futuro di questo sport», così Gianluca Cantalamessa, senatore della Lega, ma soprattutto presidente del Napoli Club Parlamento, sintetizza l’incontro avvenuto la scorsa settimana tra il numero uno della Ssc Napoli, Aurelio De Laurentiis, e il gruppo che riunisce deputati e senatori di tutti i colori politici ma accomunati da una sola fede, quella azzurra.
Onorevole Cantalamessa, com’è andato questo incontro?
«Innanzitutto, è stato un incontro proposto dal Napoli Club Parlamento dopo il rinnovo delle cariche: quella del sottoscritto in qualità di presidente e di Arturo Scotto come vicepresidente del nuovo Consiglio direttivo. Abbiamo inviato De Laurentiis per palesare la nostra voglia di supportare nei limiti del possibile la squadra al di là dei colori politici. Lui ha accettato il nostro invito si è presentato con i vertici della Società Sportiva Calcio Napoli, dall’amministratore delegato Chiavelli, alla responsabile relazioni istituzionali. La cosa che mi ha colpito in senso positivo è che non abbia mai parlato pro domo sua, bensì a favore del calcio con l’obiettivo di far sì che tra vent’anni i ragazzi italiani provino ancora piacere a dare i calci ad un pallone e non stiano solo con la testa nel cellulare. Quindi un gran bel messaggio. Una riflessione partita dal dato che negli anni ’80 il calcio italiano era il primo in Europa e che oggi se non l’ultimo è tra gli ultimi. Adl ha elencato una serie di problemi che affliggono il mondo del calcio e ha paventato determinate soluzioni. A quel punto correttamente ho specificato che noi non siamo deputati e senatori di tutti i gruppi politici che fanno parte della Commissione che ha la delega allo sport ma di tutti i gruppi politici che hanno la passione per il calcio Napoli e la maglia azzurra e che fanno parte di diverse Commissioni: infrastrutture, sanità, scuola…».
Quale sarà il passaggio successivo a questa riunione?
«Abbiamo recepito sia l’elenco dei problemi sia le ipotetiche soluzioni per cui è in programma una nuova riunione da qui a massimo un mese, dopo le verifiche che faremo con le Commissioni di competenza. Dobbiamo lavorare su soluzioni che potrebbero essere nell’interesse di tutte le squadre e non solo del Napoli. La presenza del collega senatore Claudio Lotito, presidente della Lazio, è la riprova che si è parlato del Napoli per parlare del calcio in generale. Adl si è trovato d’accordo con Lotito su tutta una serie di punti, anche perché, tra le big della Serie A, la Lazio ed il Napoli sono le uniche due squadre presiedute, amministrate e di proprietà di imprenditori, non di fondi di cui non si conosce nemmeno il reale proprietario. Mi piace dire di due imprenditori che la sera quando i giocatori terminano l’allenamento, vanno a spegnere le luci negli spogliatoi per risparmiare. Abbiamo dato atto a De Laurentiis della vittoria scudetto con i bilanci in ordine e credo che questo non abbia precedenti, o comunque pochissimi, in serie A».
Veniamo forse alla questione più urgente: sullo stadio Adl ha parlato di incapacità dei Comuni nel gestire questa tipologia di impianti. Che vi ha detto a riguardo?
«Ha fatto un discorso partendo da un’analisi correttissima: gli stadi italiani sono i più fatiscenti e i peggio manutenuti d’Europa poiché costano agli enti locali senza riuscire a farli fruttare. Perché non darli dunque in concessione ad un prezzo totalmente irrisorio alle società, a patto che le società si impegnino a investire dai 10 milioni a salire?».
Quindi, 10 milioni sarebbe solo la base per un piano d’investimenti?
«L’idea di coinvolgere il privato laddove ci sono cose pubbliche che costano allo Stato e ai cittadini, senza la possibilità di essere usate nel modo migliore, mi trova favorevole. Fatte salve tutte le verifiche del caso sui costi. Stesso discorso potrebbe valere anche per Bagnoli se si presentasse un grande gruppo internazionale disposto a investire per una riqualificazione».
Da parlamentare napoletano e tifoso del Napoli, secondo lei, è corretta la prudenza del sindaco Manfredi su questo tema?
«Non ho seguito la risposta di Manfredi. In linea teorica posso dire che con le verifiche del caso, l’idea di dare valore a tutti gli stadi d’Italia e immaginarli in maniera più poliedrica e polivalente, magari aperti tutti i giorni della settimana con ristoranti e negozi, trovo che sia una gran bella idea».
Adl parla delle necessità di costituire un partito del calcio. Può nascere una corrente “calcistica” all’interno del Parlamento in grado di portare avanti gli interessi di un’industria che vale 4 miliardi e centinaia di migliaia di posti di lavoro?
«In Italia ci sono tantissimi problemi ai quali va dato ascolto. Sicuramente il calcio è un settore industriale importantissimo per l’Italia perché, se andiamo a vedere nei campionati del mondo, nelle coppe europee, l’Italia è un brand che tira. È chiaro che quindi la politica deve dare la giusta attenzione alla stessa stregua di tutti gli altri comparti dove l’Italia brilla a livello mondiale. Vengo al punto di vista Napoli Club: la scelta di affiancare il Napoli a sponsor internazionali, trovo sia lungimirante perché può permettere al marchio di diventare ancora più famoso rispetto a quello che è oggi. Inoltre, mi piace anche ricordare che, come club Napoli Parlamento, abbiamo anche sottolineato, ed il Presidente De Laurentiis è stato d’accordissimo, che siamo dei fortunati sia noi parlamentari sia chi ha la possibilità di essere il proprietario e dirigente del Napoli Calcio. Per cui non dimentichiamo coloro meno fortunati a cui saranno destinate una serie di iniziative sociali, nella periferia di Napoli, perché come ho già detto l’idea che ci siano in futuro tanti altri Totonno Iuliano deve essere un sogno che può diventare realtà se come politica e come club di non dimentichiamo chi è meno fortunato di noi».