Sassuolo – Napoli, circa un anno fa, ci mostrò due esempi concreti della assoluta superiorità tecnica e tattica degli Azzurri targati Luciano Spalletti. Tutti hanno impresse nella mente due scene: una foto, al calcio di inizio, con tutta la squadra pronta ad assaltare l’avversario neroverde; un video, in cui, dopo una palla persa su un corner, tutta la squadra, in pochi secondi, rientrò per recuperare il campo e difendersi dal contropiede avversario.
Il Napoli di Spalletti è stato straordinario anche perché ha introdotto un’innovazione assoluta nel pessimo calcio nostrano, il cui livello tecnico ormai è scarso: quello che viene chiamato “calcio relazionale” ha contribuito a sbaragliare la concorrenza, meravigliare gli sportivi, appassionare i tifosi. Oggi di tutto ciò non resta nulla, ma proprio nulla: Calzona si ritrova proprio col Sassuolo a dover ripartire, a provare a riavviare la marcia ma la squadra è nel deserto totale (o quasi).
Il “jogo funcional“, per dirla alla sudamericana, supera i vecchi schemi della marcatura a uomo e del gioco di posizione, rappresentando l’evoluzione dinamica della tattica a zona, esaspera il fuorigioco, con la difesa altissima, e attua il pressing a tutto campo per recuperare e tenere sempre la palla. Tutta la squadra deve partecipare alla costruzione del gioco, muovendosi armonicamente per attaccare, scalando ora sul fianco sinistro ora sul destro. Mentre Calzona, per dirla alla Giampiero Galeazzi, più che qualche salita, ha tapponi dolomitici da affrontare e superare. Probabilmente, è un bene che a breve ci siano le super sfide davanti per il Napoli: o la va o la spacca, dentro o fuori. Tertium non datur.