Con Atalanta-Verona e la rimonta degli scaligeri a Bergamo (da 2 – 0 a 2 – 2), si è conclusa la 32° giornata di serie A, in attesa del recupero degli ultimi 20 minuti circa di Udinese-Roma, sospesa a causa di un malore accusato in campo dal difensore giallorosso Ndicka.
Una giornata che ci consegna l’ennesimo brutto Napoli della stagione, incapace di dare continuità al 4 a 2 di Monza, contro un modesto ma agguerrito Frosinone, bestia nera, al Maradona, dei partenopei quest’anno. Occasione buttata, ennesima, per far sentire un altro po’ il fiato sul collo alla Roma. Troppo brutti per essere veri, per essere minimamente da Champions. Lontanamente prevedibile, anche per chi mastica pane e calcio, una tale distanza tra il Napoli del tricolore e quello che avrebbe dovuto confermarsi. Nonostante il mercato inesistente, l’allenatore (o gli allenatori) sbagliato, la dirigenza vittoriosa smantellata, le riserve dello scorso anno promosse, giocoforza, titolari inamovibili, nulla avrebbe fatto immaginare un Napoli così lontano in classifica dai fasti del 2023. Il problema, ormai evidente e cristallizzato da mesi, è la fase difensiva. Anzi la difesa, che è diverso: un delitto non essere intervenuti a gennaio, provando a riparare alle malefatte estive che hanno portato alla mancata sostituzione del gigante Kim. Troppo comodo per Aurelio De Laurentiis rifarsi, con l’ausilio dello yes-man Mazzarri, alla possibile duttilità di Dendoncker, utilizzabile, secondo una tesi filo risparmio, sia come centrocampista che come difensore centrale (si, ma in quale modulo di gioco? Ed in quale campionato soprattutto?).
Richiamando, contemporaneamente, alle garanzie fornite, sempre secondo il Presidente (sentito all’epoca il buon Mazzarri), da Leo Ostigard, addirittura in fase di costruzione dal basso si disse.”Garanzie” venute tutte al pettine. Che giochi Juan Jesus o Ostigard, al fianco di Rrahmani (Natan è ormai ampiamente ai margini), la costante è una sola: il Napoli prende gol con grande facilità, basta una palla crossata nel mezzo per mandare in tilt l’intera retroguardia, mal guidata, da anni purtroppo (altra costante), da Alex Meret. Con Di Lorenzo fuori fase da mesi e lo stesso Rrahmani che non può assolutamente essere Kim, il gol subito è quasi sempre assicurato (ad oggi sono 40 in 32 partite, una enormità).
Due note positive, in questa sciagurata stagione, provengono probabilmente dall’esterno. Dal “sacco” di Bari è venuto fuori un ottimo portiere titolare: quel Caprile che ad Empoli sta confermando le grandi doti che ha fatto intravedere in B. E poi, sempre da Bari, il Napoli ha pescato il centravanti di “peso” da poter far subentrare a partita in corso: quel Cheddira che domenica ci ha rifilato una chirurgica doppietta. Un buon sostituto, sì, ma di Simeone. Non si illuda il Presidente: per provare a sostituire Osimhen ci vorrà ben altro.