Una notte nel deserto
Nei giorni scorsi si è parlato tanto dell’Al-Ahli perché ha sottratto al Napoli il talentino spagnolo Gabri Veiga. In realtà i destini della società partenopea e quella saudita si sono già incrociati una volta. Otto novembre 1987. Il Napoli campione d’Italia pareggia a Como 0-0. Inizia la pausa per le nazionali. Diego, letteralmente re di Napoli, ha un’offerta per partecipare ad una partita amichevole con un club esotico. Trattasi appunto dell’Al-Ahli di Gedda, seconda città del Regno dell’Arabia Saudita. L’offerta dei sauditi di 100mila dollari – c’è chi dice di 250mila – per il Maradona show alletta Diego, che non vede l’ora di portare la gioia del suo calcio in una terra e ad un popolo così lontani. Il Napoli, d’altro canto, non è affatto contento che il suo uomo simbolo, capitano nonché calciatore più forte, vada a giocare una partita non autorizzata dalla società d’appartenenza, rischiando così un infortunio. Ma lo sceicco dell’Al-Ahli insiste, anche perché è il 50esimo anniversario della storia club. E Maradona è Maradona, e agisce solo di testa sua, decidendo di accontentare comunque l’Al-Ahli.
C’è del marcio in Danimarca
Undici novembre 1987, Al-Ahli – Brondby: con questa amichevole di lusso i tifosi sauditi accorrono allo stadio Principe Bin Fahd di Gedda per festeggiare Maradona e il compleanno della loro squadra. L’Al-Ahli si impone con un sonoro 5-2 contro la compagine danese di Brian Laudrup, con due perle spettacolari dello stesso Pibe de Oro. La prima: sul filo del fuorigioco gli arriva una palla a mezz’aria che stoppa con un tocco sublime di esterno sinistro, quasi di tacco. Al calciatore più forte della storia basta poi un solo rimbalzo della palla per castigare il portiere con una volée docilissima, un pallonetto che sembra quasi la pennellata di un pittore impressionista.
Il secondo gol è ancora più prepotentemente maradoniano, dopo un uno-due repentino con il numero 11 dell’Al-Ahli Maradona buca la difesa danese portandosi appresso 3 difensori. Trovandosi di fronte al portiere danese Morten Cramer (oggi poliziotto, che in quell’occasione fu il portiere titolare a differenza del leggendario Peter Schmeichel comodamente seduto in panchina), a Maradona basta accompagnare il pallone con il sinistro per un pallonetto che raggela i danesi, ma che manda però in estasi i 60mila spettatori sauditi accorsi per ammirarlo. Una versione compassata di un altro gol, quello realizzato al Belgio in un caldo pomeriggio di Città del Messico nel corso di una semifinale mondiale. Corsi e ricorsi storici di maradoniana memoria.