Home Naples Napoli-Milan, cronaca di una partita schizofrenica

Napoli-Milan, cronaca di una partita schizofrenica

Primo tempo formato Halloween

Il Napoli di Garcia è un Giano bifronte. Una faccia guarda al recente passato, radioso. L’altra ad un futuro ancora incerto nelle trame tattiche, in special modo difensive. Napoli-Milan 2 a 2, decima giornata di campionato, è una partita esemplificativa da questo punto di vista. Gli azzurri sembrano avere il pallino del gioco, almeno fino al ventiduesimo del primo tempo, quando arriva il primo gol del Milan. Il cross dal fondo di Pulisic per la testa di Giroud avviene dopo un’azione ben manovrata dai rossoneri, coadiuvata da un pasticcio a centrocampo firmato Lobotka-Elmas. L’indecisione su chi dei due dovesse andare in pressione su Krunic, ritarda la marcatura su Reijnders che, a palla scoperta, ha potuto servire il trequartista americano, libero di crossare dall’esterno. Ovviamente la dormita di Rrahmani e il tentativo raffazzonato di parata di Meret sulla capocciata di Giroud non hanno aiutato a mantenere inviolata la porta. Il Napoli prova a reagire, mantenendo il pallino del possesso attraverso la costruzione dal basso, cercando costantemente le sue ali dribblomani in fase di sviluppo dell’azione. Proprio una sgasata di Kvaratskhelia, al minuto 26, riesce a disinnescare un raddoppio di marcatura di Musah e del solito appiccicoso Calabria. Il georgiano scopre una linea di passaggio che taglia la linea difensiva del Milan come una lama per finire sul destro di Politano. Che quello non sia il suo piede si vede, perché l’attaccante romano, a Maignan ormai battuto, si divora un gol clamoroso a porta sguarnita. Raspadori continua a fare a sportellate con Krunic e i due centrali difensivi del Milan che lo seguono a turno nelle sue discese a centrocampo, al fine di creare la superiorità numerica tra la fitta foresta di maglie rossonere. Il Napoli capitola momentaneamente al trentesimo minuto, su un’azione del Milan iniziata da Maignan per arrivare alla finalizzazione Giroud, passando per Calabria, Pulisic, Rejnders, Musah e poi di nuovo Calabria che con un cross dalla fascia destra, sempre la stessa, trova lo stagionato centravanti transalpino pronto a saltare su un Rrahmani incollato al terreno da gioco. E come nella prima azione è mancato il pressing prima di Lobotka poi di Elmas sull’arrembante Reijnders che dà il La all’azione. L’ultimo quarto d’ora della ripresa è di dominio Milan, vicino al tre a zero con Reijnders e poi con Musah, su cui interviene un redivivo Meret. Gli azzurri sembrano psicologicamente provati, come se fossero riaffiorati i fantasmi dello 0-4 subito ad aprile, con Spalletti alla guida, sempre contro la banda Pioli. Ogni impostazione appariva confusa, senza idee: zero smarcamenti, movimenti prevedibili, palle pedissequamente perse.

4-2-3-1 salvifico

A Dazn nel corso della telecronaca affermano che Garcia abbia preso appunti. Riflessioni utili evidentemente. Perché con l’inizio della ripresa appaiono già tre volti nuovi in campo: Olivera al posto del fiacco Mario Rui – gli assist per i gol subiti sono venuti tutti dal lato di sua competenza- , Simeone per Elmas ed Ostigard per Rrahamni, annullato dalle staccate di Giroud. Cambia notevolmente la musica perché la squadra passa dal 4-3-3 ad un 4-2-3-1 (o 4-4-2 che dir si voglia) che garantisce maggior copertura a centrocampo, rivitalizza la catena di sinistra Di Lorenzo-Politano che ben aveva funzionato nelle prime gare di campionato e consente a Raspadori maggior libertà di movimento senza far sì che debba saltare (lui, minuto e compatto) su improbabili cross dal fondo. Quelli spettano al Cholito Simeone pronto a offrire garra e cattiveria sotto porta. Dopo il brutto primo tempo, Stanislav Lobotka si rimette in cattedra e semina Reijnders con una sterzata DOP del suo repertorio, trovando Politano sulla destra che inizia un valzer delizioso con Di Lorenzo. Il capitano si porta appresso Theo Hernandez e Krunic, favorendo l’inserimento dell’ala destra del Napoli che, ben servito dal capitano, con una serpentina da fantasista made in Rio de Janeiro più che in Monte Mario, manda a vuoto su un pallone a mezz’aria l’impacciato Pellegrino, poi Theo Hernandez che fallisce miseramente la diagonale difensiva. Il Maradona esplode in una rabbia gioiosa: si può fare! È solo il 50esimo d’altronde. C’è una vita, anzi una partita, davanti. Lo ricorda anche Politano che incita la folla come un gladiatore nell’arena. Il Napoli ritrova gioco e spirito: prima con un inserimento dentro al campo di Di Lorenzo, favorito ça va sans dire da Politano. Poi con un tiro di Kvara in area di rigore, arrivato dopo un rimpallo di Simeone su una respinta non proprio perfetta del portiere Maignan.

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Jack Tiger Woods

Il capolavoro arriva al 63esimo. Non sapevamo che Jack Raspadori avesse nel suo repertorio anche il calcio piazzato. Su una punizione centrale da circa venti metri trova con l’interno destro un missile terra-aria, impercettibilmente a giro, che sfiora radente la barriera a cinque uomini del Milan per bucare Maignan sul suo palo. Un ace alla Tiger Woods: l’attaccante emiliano infatti esulta mimando il tiro di un giocatore di golf. Due a due, tremano le fondamenta del Maradona che odora finalmente i tre punti. Il Napoli, però, complice anche lo sforzo fisico d’intensità per la rimonta, sembra rimettere i remi in barca e lascia spazio nuovamente al Milan, che ogni tanto si riaffaccia dalle parti di Meret, soprattutto con Leao, poco dopo sostituto insieme a Giroud da Okafor e Jovic. Garcia ha dimostrato come sia un allenatore che, piuttosto che rischiare il tutto per tutto in una situazione di parità negli ultimi minuti, magari inserendo un giocatore offensivo, preferisce sempre non minare l’equilibro tecnico-tattico della squadra optando per sostituzioni “conservative”. All’83esimo al posto di uno stremato Politano viene infatti inserito il terzino Zanoli e non l’ala Lindstrom. Difficile pensare che il danese non potesse adempiere a compiti di copertura negli ultimi dieci minuti, ma forse il tecnico francese non lo ritiene ancora pronto. La sostituzione comunque sembra foriera di sventure – che nella conferenza stampa post-partita Garcia dirà ironicamente di aver previsto – perché Natan viene espulso per doppio giallo all’88esimo per un fallo su Romero. Allora sì che Zanoli diventa più utile di Lindstrom, con un Napoli che, seppur in inferiorità numerica, spreca il match ball della vittoria all’ultimo secondo con un tiro di Kvaratskhelia centrale e debole sul portiere in area. Pareggio, dunque. Tanto basta per ricordare al campionato la forza straripante di questa squadra sotto una coltre di problemi ancora non risolti. Piani gara errati e cali di intensità preoccupanti non devono più ripetersi, a partire da Salerno. Perché se la puoi pareggiare, potrai anche vincere, no?