Il noto cronista politico, “curvaiolo doc”, confida nelle capacità di Mazzarri nel ridare nuova linfa alla squadra, ritrovando grinta e i principi di gioco dell’era spallettiana
«Direi che siamo di fronte ad un’operazione nostalgia», così Carlo Tarallo, giornalista de La Verità e tifosissimo del Napoli, commenta il ritorno di Walter Mazzarri sulla panchina degli azzurri. «È chiaro che De Laurentiis cercava un tecnico che si accontentasse di un contratto di mesi. Potremmo dire un contratto a termine. E, naturalmente, dopo aver completamente sbagliato tutte le strategie che sono seguite alla vittoria dello scudetto, si è trovato nella condizione di intervenire in un momento in cui di tecnici preparati, liberi e che fossero poi anche disposti ad accettare un contratto così breve, ce ne erano pochi per non dire pochissimi. E lui (De Laurentiis ndr), sapientemente, già sapendo benissimo che tutti ci saremmo tuffati nell’amarcord, ha spiazzato la piazza, per usare un gioco di parole, rispolverando l’usato sicuro».
Carlo, il calcio di Mazzarri si adatterebbe al gioco del Napoli? Eppure, il presidente De Laurentiis ha ribadito più volte di volere un allenatore che facesse il 4-3-3, che Mazzarri non pratica.
«Questa è una domanda che capisco e che comprendo. Dopodiché, noi dobbiamo capire che anche le squadre che praticano il 3-5-2 nella fase difensiva non difendono mai a tre, ma con quattro o cinque giocatori. Innanzitutto, bisogna vedere se lui tenterà di proporre invece un gioco diverso, quindi con la difesa a quattro. Anche se ciò non dovesse verificarsi, uno come Di Lorenzo, ad esempio, può fare benissimo il quinto di centrocampo, potendo fare entrambe le fasi. Quindi se noi volessimo immaginare un 3-5-2, giocando con le pedine sulla lavagnetta, non è che non ci siano gli uomini per farlo, perché questi ci sono. Credo che tenterà in qualche modo di restituire al Napoli dei meccanismi che l’anno scorso c’erano stati ed erano stati perfetti e che poi invece sono stati accantonati da Garcia. Mazzarri ha recentemente rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport, che era più un’auto-proposta verso il Napoli. Non so assolutamente cosa farà dal punto di vista tattico, però, conoscendo l’allenatore, se è rimasto lo stesso di allora, sono sicuro che riuscirà a motivare i giocatori. Di questo ne sono assolutamente certo. Mazzarri è un grande motivatore, un uomo di campo che non vede l’ora di tornare ad allenare e che dovrà innanzitutto restituire ai giocatori la fiducia in loro stessi».
Cosa è andato storto con Garcia per far sì che già al 14 novembre ci fosse un esonero così traumatico?
«La frase che ti spiega tutto è stata enunciata da De Laurentiis quando è andato via Spalletti. Cioè, “questo Napoli lo può allenare chiunque”. Quella frase è stato il segnale di quanto De Laurentiis stesse completamente sbagliando, strategia e mosse. A un certo punto si è autoconvinto che effettivamente una squadra come quella dell’anno scorso potesse essere guidata anche da un tecnico come Garcia che possiamo definire morbido. Un allenatore che non ti spreme i giocatori e non è capace di ricavare il 100% da questi. Quindi, lo ha preso probabilmente facendo altri ragionamenti: in primis quello economico e forse si è lasciato ingolosire dal fatto che fosse un francese, l’opposto esatto di Spalletti. Lì, poi, da quel momento, abbiamo assistito purtroppo al lento disfacimento di quell’orologio perfetto che era il Napoli dello scorso anno. Dopodiché, attenzione, Garcia non va però criminalizzato e non dobbiamo cadere nella trappola di essere provinciali. Si è ritrovato in una situazione complicata, non aveva riferimenti societari in grado di dargli una mano nella gestione dello spogliatoio perché è andato via, ricordiamolo, anche Giuntoli. Si è ritrovato con una piazza naturalmente esigente. Napoli è sempre stata esigente, figuriamoci dopo aver vinto uno scudetto. Si è ritrovato probabilmente con dei giocatori che non ne riconoscevano l’autorità o, peggio ancora, l’autorevolezza. Ed è chiaro che a questo punto ora, con questo cambio di allenatore, anche i giocatori vengono messi di fronte alle loro responsabilità. I calciatori non hanno più l’alibi di un allenatore senza il consenso della piazza, commissariato in maniera abbastanza ridicola da un De Laurentiis che ha provato a prendere Conte durante l’ultima sosta, per poi farsi vedere agli allenamenti. Adesso, dovranno tornare anche loro a dare tutto in campo».
Carlo, da comunicatore, che conferenza di Mazzarri ti aspetti? Con quali parole si rivolgerà all’ambiente Napoli?
«No, La battuta che farà Mazzarri sarà “dove eravamo rimasti?”. Immagino che sarà quella».
Che Napoli ti aspetti dal trittico Atalanta, Inter e Juventus, senza dimenticare l’impegno in Champions con il Real Madrid?
«Da questo trittico mi aspetto un Napoli molto attento e determinato a non concedere nulla a tutto campo agli avversari. Mi aspetto un pressing forsennato, una determinazione fino all’ultimo secondo da parte di tutti. Mazzarri molto difficilmente ci sorprenderà come faceva Garcia con esperimenti strani. Ritengo prenderà gli undici più forti e li schiererà sempre e comunque, finché li può tenere in campo. Mi aspetto di non vedere mai più Kvaratskhelia in panchina, i centrocampisti titolari in campo e dobbiamo pure vedere come la giostra con le cinque sostituzioni. Spero di vedere un Napoli molto grintoso, e soprattutto, mi aspetto un Napoli semplice, essenziale, vorrei dire banale, cioè una squadra in cui giocano i migliori nei loro ruoli».