Home ExtraNaples “Trabalha e confia”, l’incredibile vita di Natan

“Trabalha e confia”, l’incredibile vita di Natan

Tanto tuonò che piovve. Alla fine il Napoli ha acquistato il difensore centrale che avrà l’arduo compito di sostituire il mostro sudcoreano Kim Min Jae. E per trovarlo è dovuto andare fino in Brasile.
Natan Bernardo De Souza, classe 2001, alto 1 metro e 88 per 90 chilogrammi di peso. Un bestione massiccio, ma dal piede fino, non a caso mancino. Il Napoli ha sborsato 10 milioni di euro al Red Bull Bragantino per ottenerne le prestazioni, riconoscendo al calciatore un contratto quinquennale da 1,2 milioni di euro a stagione. “Mi considero un difensore abbastanza rapido, tecnico, bravo nelle coperture e con un buon passo. Sono un calciatore che aiuta la squadra sia dentro che fuori dal campo, a disposizione del mio allenatore così come dei compagni”. Con queste parole si descrive Natan, rispondendo alle domande dei tifosi del Flamengo, una delle sue ex squadre.

Gli inizi

Natan nasce a Itapecerica da Serra, San Paolo, ma all’età di circa un anno si trasferisce con tutta la famiglia a Serra, nello stato nord orientale di Espírito Santo, il cui motto ben impresso sulla bandiera statale è “Trabalha e confia” – lavora e credi – due comandamenti ben impressi nello spirito del giovane centrale brasiliano. Che non nasce però centrale, bensì terzino sinistro. Data la stazza, in giovane età sarebbe stato paragonabile ad un Maicon mancino. Ma andiamo con ordine. Natan è il più piccolo dei suoi tre fratelli Felipe, Flavia e Franciele, nati dal matrimonio di Severino e Eliane. Il fratello maggiore Felipe, oggi 31enne, rappresenta per Natan un motivo d’ispirazione molto forte. Ha purtroppo riscontrato una disabilità cerebrale a seguito di brutta una caduta da bambino, motivo per cui Natan vive il calcio, oltre che come la passione della propria vita, anche come opportunità per aiutare la sua famiglia. Muove i primi passi nell’Escolinha Aert, passando poi per il Rio Branco EC e il Porto Vitória. Successivamente, il primo grande salto in un club medio-piccolo ma importante come il Ponte Preta, nella città di Campinas all’età di 14 anni, sempre come terzino sinistro, nel 2015. Un ritorno nello stato di San Paolo, quello che gli ha dato i natali, che però dopo nemmeno un anno si rivelerà un fiasco. Dopo appena una stagione, a 16 anni, Natan non viene confermato tra le file della società bianconera che così lo licenzia. Il ragazzo si deprime, pensa di abbandonare il calcio ma non si abbatte. Non può ancora immaginare che in riva al golfo di Napoli si dica “O ciuccio è ferito ma nun è muorto”, ma per la testa, in idioma lusitano, gli saranno passati concetti sicuramente molto simili. Il quotidiano brasiliano A Gazeta ricorda come mamma Eliane all’epoca fosse certa che il figlio alla fine sarebbe arrivato dove voleva: “Ho sempre parlato con lui, mio figlio ha talento e il suo sogno non finirà qui. Dio ha il suo tempo e prima o poi arriverà. Potete crederci”.

Nação Rubro-Negra

Ogni scarrafone è bello a mamma soja“? Sì, ma Natan è tutt’altro che uno “scarrafone” calcistico. Il giovane terzino sinistro, tutto muscoli e tecnica, infatti viene provinato dal Flamengo, una delle società più blasonate e vincenti di tutto il Brasile. I tecnici e i dirigenti del Flamengo lo testano per 4 giorni e alla fine decidono di dargli una chance, prendendolo. È considerato però troppo alto però per fare il terzino, lo trasformano quindi in un centrale difensivo. Decisione oculatissima: a partire dal 2017 Natan fa la trafila delle varie giovanili vincendo ben 5 titoli, fino alla conquista del campionato brasiliano under 20 nel 2019. Nel 2020 arriva la pandemia e lì si presenta l’ennesima sliding door del difensore brasiliano: la prima squadra del Flamengo è decimata da casi di positività al covid, motivo per cui il tecnico catalano Domenec Torrent è costretto a convocare molti giovani della primavera flamenguista. Tra questi il Nostro. E Natan gioca titolare contro una big del brasileirao, il Palmeiras, sfornando un grande prestazione. La partita finisce 1-1. E alla fine di quell’anno per Natan arriverà la conquista del campionato alla sua prima stagione nella massima serie. Il Flamengo intravedendone le potenzialità da futuro crack fissa subito una clausola rescissoria da 70 milioni di euro sulla sua vendita all’estero. Poi il Flamengo cambia allenatore, arriverà Rogerio Ceni che lo vede di meno, motivo per cui i rossoneri decidono di cederlo al Red Bull Bragantino in prestito.

Red Bull ti mette le ali

La squadra di Bragança Paulista lo riscatterà per 22 milioni di reais, ovvero all’incirca 4 milioni di euro. Al Flamengo spetta una percentuale del 12% su una futura rivendita, oggi arrivata. Al Bragantino fa bene. Prendiamo qualche dato dal Brasilerão 2022, col Bragantino piazzatosi al 14esimo posto: 2 gol, 1 assist, 5 cartellini gialli, e una precisione dei passaggi dell’88%. Gioca sul centrosinistra ed è bravo in fase di impostazione, dove talvolta predilige il lancio lungo (tra i suoi punti di forza secondo il sito Sofascore). Altra curiosità: sul medesimo sito di statistiche, il grafico con le sue caratteristiche è praticamente sovrapponibile a quello di Kim se si considera l’agosto 2022, lo scorso anno.

Contro ogni avversità

Natan è amatissimo dai suoi tifosi, anche perché dopo ogni problema fisico è rientrato alla grande riprendendosi il posto da titolare inamovibile: nel marzo 2022 lo staff medico del Red Bull Bragantino gli impone uno stop forzato per 60 giorni al fine di consentire degli accertamenti dovuti ad un’alterazione degli esami cardiologici. Dopo i dovuti controlli, tutto rientrato, Natan sta bene e può giocare ao futebol. Poi il 13 aprile scorso una lesione ai legamenti del ginocchio, anche quella superata, rientrando in campo questo luglio da titolare.
Tali premesse basteranno per sentenziare che Natan sia il sostituto ideale di Kim o che sia una scommessa persa in partenza? Ovviamente no, dovrà parlare il campo. Ma Maurizio Micheli e Leonardo Mantovani, il gatto e la volpe dello scouting del Napoli, direttori sportivi in pectore fino all’arrivo di Mauro Meluso (piuttosto impegnato sul fronte cessioni in queste ore), ne sanno una più del diavolo. I Kvara e i Kim dello scorso anno stanno lì a testimoniarlo.