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ADL vs Comune di Napoli: 20 anni di scontri per lo Stadio

Un vulnus. Una ferita aperta. Ecco ciò che è sempre stata la vicenda stadio di proprietà nel rapporto, a tratti burrascoso, tra il presidente della Società Sportiva Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis e i sindaci e le giunte che hanno amministrato la città dal 2004 (anno dell’acquisto del Napoli da parte dell’imprenditore dai natali romani) a oggi.

Rosa Russo Iervolino, Luigi De Magistris e, per ultimo, Gaetano Manfredi: nessuno dei primi cittadini degli ultimi venti anni è sfuggito agli strali del vulcanico proprietario azzurro per la questione – a suo dire fondamentale per una corretta gestione  economico-sportiva della società azzurra  – della cessione dell’ex stadio San Paolo oggi Diego Armando Maradona oppure della costruzione ex novo di un altro impianto in città o immediatamente fuori (e qui si apre un altro mondo su uno stillicidio di location individuate e poi abbandonate per tirar su la nuova casa dei tifosi napoletani da Miano a Scampia, da Ponticelli a Melito, da Caserta a Pompei).

Cronistoria di una vicenda (triste) lunga un ventennio e senza fine

2004: sindaco Rosa Russo Iervolino e De Laurentiis che minaccia: “Affidatemi la gestione dello stadio San Paolo o me ne costruisco uno io in 21 giorni”. Corre l’anno 2004. Siamo in estate. La vecchia Società sportiva calcio Napoli è fallita e dalle sue ceneri è risorta quella che, allora, fu chiamata la “Napoli Soccer”. Sullo scranno più alto di Palazzo San Giacomo siede l’ex ministra democristiana Rosa Russo Iervolino che, subito dopo l’acquisizione da parte di Aurelio De Laurentiis di ciò che resta della squadra che ha avuto tra i suoi tesserati il D10S del calcio moderno, ha modo di saggiare le qualità dialettiche – diciamo così – del neoproprietario azzurro.L’imprenditore cinematografico è infastidito per i problemi burocratici che bloccano  la concessione da parte del Comune dello stadio San Paolo e, perciò, annuncia Urbi et Orbi che “o mi date lo stadio o ne costruisco uno io, da solo, in 21 giorni”; ovviamente non se ne farà nulla e AdL si concentrerà sul Centro sportivo di Castelvolturno non prima di avere annunciato di aver chiamato dei tecnici dalla Germania per progettare un nuovo impianto da 75mila posti da costruirsi a Napoli Est o Napoli Nord.Il Napoli milita ancora in Serie C quando il presidente annuncia di voler portare la squadra a giocare a Villa Literno e ivi costruire uno stadio ex novo: stoppato, però, dall’allora consigliere comunale Franco Moxedano che fa capire al proprietario azzurro che la storia di un Napoli lontano da Napoli proprio non si può sentire.Accantonata questa boutade, perciò, l’attenzione si sposta sull’area Nord della città con due progetti istituzionali sulla costruzione di un nuovo stadio da 50mila posti a Scampia o, addirittura, l’edificazione di una vera e propria “Cittadella dello Sport” con tanto di centri commerciali ed alberghi nella vicina Miano: entrambi sospinti dalla candidatura dell’Italia agli Europei del 2012 ma che, una volta sfumata la stessa con l’assegnazione della manifestazione a Polonia e Ucraina, scemeranno e spariranno dai radar della politica cittadina anche per problematiche legate alla sicurezza del territorio che convinse molti possibili investitori privati a tirarsi indietro.

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A dire il vero, De Laurentiis non si mostrò mai veramente convinto, tanto da giudicare con sufficienza i progetti in campo e parlando di soldi necessari prima a rispondere ai bisogni di lavoro e viabilità di quei quartieri: attirandosi la replica piccata del sindaco Iervolino che invitò il “presidente del Napoli a candidarsi a sindaco della città nel caso volesse dire la sua sulla vicenda stadio”.

2011: arriva Lugi De Magistris. È guerra!

Definire i rapporti tra l’ex magistrato – assurto alla carica di primo cittadino di Napoli nell’estate del 2011 – e il presidente azzurro non idilliaci, è voler usare un eufemismo.  Fin da subito, infatti, le visioni tra i due sullo stadio divergono: da un lato sindaco e giunta che annunciano la costruzione di un nuovo impianto da 70mila posti in quel di Ponticelli e da realizzarsi entro la fine del primo mandato nel 2016. Dall’altro Aurelio De Laurentiis che, punzecchiando spesso De Magistris per la sua fede calcistica nerazzurra, preme per la ristrutturazione dello stadio San Paolo con un progetto di un impianto da 40mila posti simil-teatro (non rinunciando, ovviamente, a far pressione sull’Amministrazione con le minacce di allontanare il Napoli dai napoletani per farsi un suo stadio di proprietà a Caserta o, in alternativa, a Melito di Napoli). Entrambi i progetti si risolveranno con un buco nell’acqua e, alla fine, il presidente dovrà “accontentarsi” della ristrutturazione del San Paolo, oggi Maradona, con i denari delle “Universiadi”, in un asse politico-sportivo con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca; magari sorridendo tra sé e sé alla notizia della fine dell’esperienza politico-amministrativa degli “Arancioni” con l’approdo a Palazzo San Giacomo dell’ex rettore della Federico II Gaetano Manfredi.

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Lo scontro all’arma bianca sulla vicenda stadio tra presidente, sindaco e consiglieri comunali è cronaca di questi giorni che si aggiunge a una diatriba che, come documentato, non ha risparmiato nessuno dei primi cittadini e delle giunte comunali avvicendatesi in vent’anni di presidenza De Laurentiis. L’attuale sindaco si è visto attaccare sul tifo per una squadra del Nord come il suo predecessore e il proprietario azzurro ha ricicciato la storia del nuovo impianto costruito in Terra di lavoro con l’aggiunta, stavolta, di una nuova location in quel di Pompei. Tutto in attesa della prossima puntata di una serie che, oramai, per serialità e numero di episodi, concorre con “Un Posto al Sole” quale fiction napoletana per eccellenza.