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Allenatore Napoli, chi tra Conte, Gasp e Pioli? Un’analisi tattica

Chi sarà il prossimo allenatore del Napoli? Dopo un’ulteriore scrematura ad opera di Aurelio De Laurentiis, sembra proprio che il prossimo allenatore del Napoli sarà uno tra Antonio Conte, Stefano Pioli e Gian Piero Gasperini. Tre tecnici completamente diversi con tre filosofie di calcio differenti.

Gian Piero Gasperini – L’anziano saggio

Ad oggi l’allenatore più lontano da Castel Volturno è proprio il tecnico di Grugliasco a causa del suo contratto che lo lega all’Atalanta fino al 30 giugno 2025 con opzione per l’anno successivo. Gasperini inizia la sua carriera da allenatore nelle giovanili della Juventus, ma è grazie alla sua parentesi in terra ligure col Genoa prima tra il 2006-2010 e poi tra il 2013 ed il 2016 che è riuscito a farsi spazio tra gli allenatori più interessanti del nostro campionato. Nel 2016 il mister viene ingaggiato dall’Atalanta che fino ad allora è stata una realtà di provincia, aggrappata a posizioni di bassa classifica che addirittura l’anno precedente aveva sfiorato la retrocessione. Grazie a questa esperienza Gasperini riesce a far conoscere il suo calcio non solo in Italia ma anche in Europa scalando posizione di ranking fino ad entrare nelle prime otto d’Europa nel 2020. Ad oggi il tecnico piemontese è arrivato all’ottava stagione sulla stessa panchina, avvenimento abbastanza inconsueto nel calcio di oggi. La Dea è ormai una realtà ben salda nel calcio nostrano grazie ad una società che negli anni è sempre riuscita a migliorarsi e soprattutto grazie al suo allenatore capace di valorizzare i giocatori avuti a disposizioni creando un patrimonio importante fino ad arrivare al mezzo miliardo di incassi derivanti dal mercato, basti pensare ai vari Kessie, Romero, Gosens, Kulusevski, Hojlund e tanti altri. Gian Piero Gasperini è stato uno dei primi allenatori a portare e rendere competitivo anche nell’Europa che conta i moduli con difesa a tre: negli anni è riuscito a variare dal 3-4-2-1 con il Papu Gomez e Josip Ilicic dietro la punta al 3-5-2 con tandem d’attacco Muriel-Zapata, giocatori che hanno espresso al meglio il credo tattico del proprio mister. Uno dei suoi principi fondamentali è sicuramente la marcatura uomo contro uomo che si basa molto sulla fisicità e che permette ai difensori di non curare lo spazio lasciato dietro ma di aggredire l’uomo di riferimento. Dogma ripreso anche dal gioco di Simone Inzaghi, Ivan Juric e Thiago Motta in Italia ma anche dall’ultimo Leverkusen di Xabi Alonso. Possiamo dire che Gasperini ha evoluto il calcio moderno partendo dal basso fino ad arrivare a ciò che è diventato oggi. Aurelio De Laurentiis non ha mai nascosto la stima nei suoi confronti, provando addirittura a portarlo al Napoli per il primo post Mazzarri. Chissà che non sia arrivato il momento giusto dopo un lungo processo di maturazione all’Atalanta.

Stefano Pioli – Lo Stregone

Stefano Pioli è ormai un veterano del nostro campionato con oltre 20 anni di carriera da allenatore: ha seduto sulle panchine di Parma, Bologna, Palermo, Chievo, Lazio, Inter, Fiorentina fino ad arrivare, dopo anni di esoneri e dimissioni nonostante risultanti abbastanza positivi alla svolta della sua carriera, al Milan nell’autunno del 2020. Il compito però non è stato semplice avendo dovuto sistemare il Milan dalla vecchia gestione Giampaolo. Ed infatti la sua esperienza non iniziò nel migliore dei modi e si intuì da subito che il tecnico non sarebbe stato altro che un traghettatore fino alla fine della stagione prima di dare la guida tecnica a Ralf Rangnick. Ciò che fece da spartiacque per la stagione dei rossoneri paradossalmente fu proprio il periodo di quarantena del 2020. Infatti, Pioli sembrò essere riuscito a plasmare a suo piacimento un Milan zoppicante fino a quel momento, imponendosi come miglior squadra post lockdown. La stagione successiva la dirigenza rossonera decise di puntare sul tecnico emiliano che riuscì a portare i diavoli al secondo posto e quindi alla qualificazione in Champions dopo sette anni di assenza. Nella stagione 21/22 Pioli riesce a coronare una lunga carriera con la conquista dello scudetto dopo un intenso testa a testa con l’Inter. Il tecnico, tranne per una piccola parentesi dello scorso anno in cui ha utilizzato la difesa a tre, predilige il 4-2-3-1 o 4-3-3, con i centrali che sono spesso aggressivi nel tentativo di recuperare palla il prima possibile, mentre a centrocampo chiede ai suoi interpreti di inserirsi in fase di possesso. Il fulcro del gioco di Pioli sono le corsie laterali basti pensare a quanto rende prolifici i suoi esterni d’attacco come Leao e Pulisic: il primo preferisce partire largo e creare superiorità sulla propria fascia; il secondo preferisce giocare dentro al campo. Stefano Pioli sarebbe l’allenatore che potrebbe interfacciarsi meglio con l’attuale rosa del Napoli riuscendo a far risaltare gli esterni azzurri.

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Antonio Conte – Il Generale

Antonio Conte ha un curriculum che parla da sé. Dopo una lunga gavetta tra Siena, Arezzo, Bari e Atalanta, il tecnico leccese viene assunto dalla prima Juventus firmata Andrea Agnelli, squadra con la quale ha giocato praticamente tutta la carriera da giocatore, dopo gli esordi con il Lecce. Conte è riuscito nell’impresa di riportare i bianconeri a conquistare il tricolore dopo 8 anni, dando poi inizio al ciclo più vincente della storia del calcio italiano proseguito dal suo successore Massimiliano Allegri. L’ex tecnico di Chelsea, Tottenham ed Inter è considerato uno dei migliori tecnici della sua generazione, con all’attivo un campionato di Serie B con il Bari, 4 campionati italiani (3 con la Juventus ed uno con l’Inter), una Premier League ed una FA CUP con il Chelsea. Antonio Conte prima di essere un allenatore vincente è un mental coach capace di arrivare dritto nella testa dei suoi giocatori. Le sue squadre si riconoscono per temperamento diceva Jupp Heynckes, ex allenatore del Bayern Monaco, in quanto sono omogenee nelle due fasi soprattutto in quella di non possesso non regalando niente agli avversari. I giocatori allenati da Conte lo sanno che, se vogliono essere schierati la domenica devono dare tutto durante la settimana e molti suoi ex giocatori raccontano di come fossero estenuanti le sue sessioni di allenamento. Nel corso della sua carriera ha cambiato molti moduli, legati sempre da dettami ben precisi come l’intensità e l’applicazione, con occhio di riguardo soprattutto per la fase difensiva ed infatti le sue squadre sono ricordate perché concedono pochissimo all’avversario. Nella sua ultima esperienza al Tottenham, Conte ha spesso utilizzato il 3-4-2-1 con difensori di gamba e abili nel tackle, fulcro del suo gioco sono gli esterni di centrocampo i cosiddetti quinti considerati i primi attaccanti, basta ricordarsi dei vari Hakimi e Lichtsteiner e di quanto fossero prolifici. Importante nel diktat del mister anche la scelta dell’attaccante, preferibilmente di stazza notevole e abile anche nell’attaccare lo spazio in modo da convertire i contropiedi in azioni da gol. Probabilmente il matrimonio Conte-De Laurentiis è quello più bizzarro, avendo da un lato un tecnico esigente prima con sé stesso e poi con i suoi giocatori e la società per cui lavora e dall’altro lato un presidente abituato ad avere a che fare con yesman e persone che obbediscano ai suoi ordini.