Frosinone come il Brasile di Pelè
Si è passati dalla certezza di una gestione tecnica di alto profilo (Giuntoli-Spalletti) che, in un contesto di riduzione degli ingaggi, ha permesso di restare comunque competitivi al punto di vincere lo scudetto e arrivare ai quarti di Champions, all’incertezza di un allenatore straniero che non allenava in A da 10 anni, ad un mercato con scommesse prese in club di terza fascia in ruoli delicati come centrocampo e difesa. Per rialzarci si punta su un traghettatore con contratto di 7 mesi senza nessuna prospettiva di riconferma da cui eventualmente ripartire. Calciatori annullati mentalmente da questo passaggio societario. Senza più un gioco collaudato su cui fare sicuro affidamento. Il 4 a 0 in casa con il Frosinone, che sembra il Brasile 1970, è la semplice conseguenza di tutto ciò. È tempo dei mea culpa.
Salvare il salvabile
La stagione è ancora salvabile? Assolutamente sì: c’è una Supercoppa da vincere e una qualificazione Champions da agguantare. I punti a disposizione sono ancora tantissimi. Servirà però intervenire prepotentemente sul mercato di gennaio, acquistando un centrale – come già ha lasciato intendere Mazzarri – e un centrocampista, vista la partenza di Anguissa in Coppa d’Africa con il Camerun. L’utile record di 80 milioni a chiusura del bilancio 2023 lo consente. In questo momento è inutile prendersela con Mazzarri che ha ereditato una situazione già compromessa. Sono i calciatori a dover dare una dimostrazione d’attaccamento alla maglia, iniziando dalla partita con la Roma all’Olimpico. Un primo redde rationem per il quarto, agognato, posto.