Il ritorno del Chucky Lozano alla “casa madre”, quel PSV che lo aveva lanciato nel calcio europeo che conta, rappresenta forse il giusto epilogo di un amore mai sbocciato o forse finanche mai nato, tra il calciatore messicano e Napoli.
“Non è un segreto dai, lo sanno tutti” canterebbe il Vasco, Chucky a Napoli non ha reso rispetto a quelle che erano le aspettative riposte sul calciatore più pagato dal club (sino all’arrivo di Osimhen) ed è per questo, probabilmente, che l’insofferenza del messicano (e del suo management) é andata aumentando tra la fine dello scorso campionato ed il ritiro appena passato.
Il Chucky avrà sicuramente maturato la consapevolezza che, seppur scudettato e per questo entrato per sempre a far parte della storia del club, un segno tangibile ed indissolubile della sua presenza all’ombra del “Maradona” non lo abbia lasciato, soprattutto se si pensa alle enormi aspettative riposte, a ragion veduta, dai tifosi a margine del suo arrivo a Napoli.
Mancanza di una personalità forte e condizione spesso “precaria” dati i numerosi periodi di infortunio, non hanno garantito a Lozano quella continuità di cui forse aveva bisogno per “spaccare” il calcio italiano.
Velocità estrema e buona tecnica di base, avrebbero potuto rappresentare le basi solide di un amore calcistico a lungo termine.
Ma così non è stato, con buona pace del Napoli che ha accettato di buon grado di rispedirlo al mittente dopo qualche anno nel quale, bisogna ammettere, il messicano ha comunque sempre sudato la maglia. Una maglia, anche grazie al suo contributo, finalmente scudettata.