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Come il Napoli ha già abdicato al tricolore

In pochi mesi la squadra campione in carica si defila dalla corsa al titolo. Il Napoli come l’imperatore Galba

Cinque mesi, trenta giorni e quattro ore. Questo è il periodo in cui il Napoli è passato dall’essere re indiscusso del campionato italiano a vedersi scippare lo scettro dopo sole quattordici giornate. La sconfitta per 3-0 in maniera netta, anche se un po’ larga, evidenzia in maniera definitiva la manifesta inferiorità degli azzurri nei confronti di chi ha tutte le carte in regola per stracciare il campionato e cioè l’Inter. Il regno della squadra partenopea è durato alla stregua di un imperatore romano, tale Servio Sulpicio Galba, nominato con l’arduo compito di risollevare una Roma devastata dallo psicotico potere di Nerone. Egli dopo appena sette mesi di regno definito “debole e precario”, fu assassinato da pretoriani nel 69 d.C, lasciando di nuovo la capitale del mondo allora conosciuto in preda al caos e alla confusione. Un evento storico che con la realtà calcistica partenopea calza a pennello se seguissimo la proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.

L’arbitro, il silenzio stampa e la situazione in classifica

Intanto indiscrezioni hanno svelato che dietro il silenzio stampa del mister della squadra di casa per non farsi scappare scivoloni sull’operato dell’inoperoso giudice di gara, Davide Massa, che ne ha combinate di ogni, ci sia proprio lo zampino del presidente più discusso d’Italia in questo momento. A protestare davanti ai microfoni ci va il direttore sportivo Mauro Meluso che parla di “giornataccia” per l’arbitro per due sviste clamorose che hanno portato al primo gol dell’Inter e a un rigore solare non fischiato su Osimhen.

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Ciò che si è visto del Napoli è troppo poco per poter puntare il dito solo su presunti torti arbitrali. La squadra dopo 45’ è ancora sulle gambe, stanca e prevedibile. I sussulti provengono più da azioni personali che da un gioco corale. Napoli non s’è desta ancora. E ora è quinta a pari punti con la Roma a 24 punti, meno 11 dal primo posto, ammettendo di fatto davanti a tutta Italia di non competere più per il titolo e uscire di scena. Il famigerato ciclo vincente tanto strombazzato da De Laurentiis dopo la vittoria dello scudetto è già concluso. Alle spalle del Napoli corrono Fiorentina, Bologna e Atalanta mentre la Lazio si riaffaccia alla finestra a 20 punti. Il terzo posto dista ora 5 punti ed è occupato da un Milan non irresistibile ma efficace. Lo 0-3 della serata di ieri per mano dell’Inter apre un mese di dicembre con ancora tanti incontri fondamentali sul calendario. Primo fa tutti lo scontro nel giorno dell’Immacolata contro la Juve a Torino; poi sarà la volta di chiudere conti lasciati fin troppo aperti della qualificazione agli ottavi di Champions League contro il Braga in casa.

Scucito il tricolore già virtualmente a dicembre: l’ultimo caso in Serie A

In Serie A l’ultima volta che una squadra campione in carica si ritrovava virtualmente a non competere più per il titolo fu nel campionato 2003-2004: in quel caso la squadra campione in carica era la Juventus che alla giornata 15 si ritrovava già a otto lunghezze di svantaggio sul Milan, fresco campione d’Europa che si lanciava ad una corsa allo scudetto praticamente in solitaria. Alla fine della giostra i rossoneri arrivarono a quota 72 punti mentre la Vecchia Signora si stanziò sui 59. Insomma, non ci fu mai storia. Era però tutto un’altra Serie A, l’ultima col format a 18 squadre.