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Come la BoboTv ha cambiato il racconto del calcio sul web

C’eravamo tanto amatie Quel pomeriggio di un venerdì da cani: la diaspora dei ‘Cammel’

Il gelo nella sede di una delle espressioni di cronaca sportiva più innovative dell’ultimo decennio italiano è calato, oscuro e inspiegabile, lo scorso venerdì: «Stasera ci sarò solo io alla Bobo Tv. Ringrazio Lele, Antonio e Nicola per la loro presenza e la loro collaborazione avuta fino a oggi. Ora andremo a creare nuovi programmi per tutti quelli che ci seguono da casa. Faremo dei format nuovi dove vi renderò più partecipi». Questa è la dichiarazione, agghiacciata e agghiacciante, di Christian ‘Bobo’ Vieri in apertura di trasmissione verso i followers di Twitch, con un’espressione buia e lapidaria, propria di chi – calvinianamente – legge il proprio necrologio.

Come una bolla, il collaudato gruppo di amici, tutti ex calciatori di livello, è scoppiato evanescente nella tempesta che ha imperversato e danneggiato gran parte dell’Italia. La decisione drastica, il mancato saluto degli assenti, il modo di annunciare la diaspora dei componenti di uno dei programmi non televisivi più seguito d’Italia, lasciano tutti con l’amaro in bocca e con la gola alla ricerca di soddisfare la sete di domande sui nascosti retroscena. Per dover di cronaca riportiamo solo alcune risposte dei “liquidati” che chiudono le porte al passato (e forse a un’amicizia?) ma spalancano i portoni del dubbio e del chiacchiericcio facile: Adani posta una storia criptica raffigurante Ciro l’Immortale in una scena della serie Gomorra; Ventola e Cassano, soprattutto quest’ultimo, lasciano trapelare che l’abbandono non sia dovuto a una questione economica ma che siano state prese delle decisioni unilaterali sulla crescita del programma da parte di Vieri senza consultare il gruppo.

La Bobo Tv nell’immaginario collettivo

In questo deserto dei Tartari i ‘Cammel’ hanno abbandonato la scena, lasciando Bobone nazionale scalzo sulla sabbia bollente, il quale dovrà avere le forze di (re)inventarsi una nuova oasi felice nell’arido mondo dello streaming e dei programmi sportivi non televisivi. Dovrà in sostanza ritrovare quella freschezza e quell’abilità imprenditoriale che è nelle sue corde e che gli ha permesso, nel 2020, dopo una quinquennale esperienza nelle “lontane Americhe”, di lanciare un format unico che ha rivoluzionato il modo di parlare di calcio in Italia. Con la reunion di quattro calciatori con uno stile definito e con una rubrica telefonica da capogiro, il gioco era fatto. Esclusi i “gamers”, nessun’altro faceva gli ascolti nella piattaforma viola più in voga del momento. La credibilità, l’affidabilità, l’audience dei quattro critici, con più di qualche partita in carriera per poter dire allegramente la propria, permetteva loro di ospitare fior fiori di personalità: da Pep Guardiola a Francesco Totti, da Ronaldo il Fenomeno a Gonzalo Higuain, da Daniele De Rossi a Gianluigi Buffon. Stelle del calcio che si aprivano senza filtri alle domande degli amici opinionisti, del tutto fuori degli schemi monotoni e superati della televisione.

Avvicinare i gotha del calcio permettendo a migliaia di giovani, appassionati, semplici interessati di entrare nell’intimo e nel privato dei propri idoli, che si “denudavano” di ogni sovrastruttura, genuinamente inquadrati dietro uno schermo e imbeccati dalle sapienti domande di Lele Adani che spesso prendeva le redini in mano della conduzione, era decisamente il momento più alto e discusso della settimana.

«Sciapò!»

Passava il tempo e il quartetto era capace di lanciare anche mode e slang tipici del programma: famose sono infatti le uscite di Cassano, alcune delle quali diventate meme su TikTok per la palesi sgrammaticure, come: «La qualità, la raffinatezza, Ventola!» oppure il tormentone di Adani: «A servilismo, come siamo messi?» che veniva rimpallato e replicato su tutti i social e nei contesti più disparati, alludendo alla classe di giornalisti o opinionisti che secondo lui erano supini nei confronti di un certo establishment.

E così la nuova comunicazione “take away” dello sport più amato e seguito del mondo è sempre stato il traino fondamentale della Bobo Tv. La potenza mediatica, forte del passato vissuto a tutto tondo nel mondo del pallone, e la possibilità di portare in programma vecchi e stimati colleghi creando sempre una polemica sottile, libera e indipendente, a tratti dissacrante, senza peli sulla lingua è – o meglio dire è stata – una chiave d’accesso per tutti quelli che hanno lanciato altri format calcistici in streaming. La totale assenza di spartiti ha fatto sì che nel corso del tempo fuoriuscissero le forti individualità che condividevano il piano della nuova impresa made in Italy. E non dovrebbe sorprendere come la stessa Bobo Tv riproposta in Rai durante il mondiale in Qatar non abbia per niente funzionato.

Il futuro di Vieri

Le stesse personalità che dopo tre anni di idillio sono collimate in un alterco ancora oggi sottaciuto ma con termini apparentemente definitivi. A Vieri la responsabilità di rilanciare il programma con la sua – lo ripetiamo – abilità da imprenditore che gli ha permesso nel corso degli anni di fondare un marchio di abbigliamento agli inizi del millennio (il fantastico SweetYears), sponsorizzato da altri colleghi nel mondo dello sport, o di organizzare ambitissimi tornei di beach soccer nelle spiagge esclusive di Ibiza e Miami. Tutte iniziativeche lo hanno fatto diventare un bomber capace di sfondare le reti internet oltre quelle di calcio.