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Conte-Napoli, un affare (quasi) impossibile

L’ipotesi Antonio Conte neoallenatore del Napoli per la stagione calcistica prossima ventura è senz’altro affascinante e suggestiva – di oggi la notizia di una presunta offerta monstre di Aurelio De Laurentiis al tecnico -; ma diversi sono i fattori – tecnici, economici e personali – che la rendono null’altro che un sogno, confessato ma irrealizzabile, di inizio primavera. Di seguito i tre ostacoli più grandi sulla strada che dovrebbe condurre l’ex commissario tecnico della Nazionale a guidare la riscossa azzurra dopo la triste annata post-scudetto.

Ingaggio

È, forse, il macigno più grosso da rimuovere per addivenire ad un accordo tra il presidente Aurelio De Laurentiis e l’ex bandiera della Juventus.  A partire dalla stagione calcistica 2016-17, infatti, lo stipendio percepito dal mister leccese è lievitato in un crescendo di cifre neppure lontanamente paragonabili a quelle storicamente pagate ai suoi allenatori dalla società azzurra. Antonio Conte, infatti, è passato dal percepire 8mln di euro netti nelle stagioni sulla panchina del Chelsea ai 17,6mln di euro (15mln di sterline) ricevuti dall’ultima squadra allenata: il Tottenham Hotspur. In mezzo i 13mln d’euro, sempre netti, corrispostigli dall’Inter tra la sua prima e la seconda esperienza inglese. Va d’a sé che pur spingendosi a 6mln netti più bonus – cifra mai pagata, in passato, a un suo allenatore – l’offerta del presidente del Napoli resterebbe poco attrattiva per il Conte già tecnico dell’Italia.

Mercato

Altra nota dolente che allontana il mister di origini salentine dalla squadra campione d’Italia.  Causa la pressoché matematica esclusione dalla prossima, lauta, pingue edizione della Champions League e della altamente probabile non qualificazione alla Europa League degli azzurri, infatti, le risorse del club del presidente De Laurentiis da investire nel prossimo calciomercato, stante anche la netta svalutazione dei cartellini degli eroi principali della conquista del titolo nazionale 2022-23, non saranno quelle che richiede l’ingaggio di un allenatore quale Conte. Il tecnico salentino, insomma, non accetterà mai e poi mai di venire ad allenare una squadra da rilanciare che si affidi a nomi altamente improbabili quali Natan o Lindstrom che rappresentano la punta dell’iceberg del fallimento della campagna acquisti e cessioni, estiva e invernale, del Napoli di quest’anno. Antonio Conte, è risaputo, allena solo squadre con calciatori top che percepiscono ingaggi blu; e un’altra costante della gestione De Laurentiis che derubrica l’affaire Conte a mera illusione è proprio l’ostilità, storicamente dimostrata e dimostrabile, del presidente azzurro a mettere sotto contratto calciatori che pesino troppo sul bilancio societario con stipendi che sforino il tetto dei 3/4mln di euro netti a stagione.

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Carattere

Last but not least – scriverebbero, a questo punto, quelli bravi che hanno studiato – impedimento a un matrimonio calcistico tra Adl e l’ex calciatore prima ed allenatore juventino poi, il carattere di entrambi che, in un certo qual senso, si assomigliano. Entrambi diretti, schietti fino al confine dello scontro, infatti, sotto lo stesso tetto sportivo i due finirebbero per far scintille alla prima divergenza tecnico-tattica o discrepanza di vedute. In altre parole, troppo indipendente nelle sue scelte di campo il mister e, di riflesso, troppo invadente il presidente perché le cose funzionino per il bene di tutti: società, squadra e tifosi. Per questo e per altro che sarebbe troppo lungo elencare, questo matrimonio non s’ha da fare e, purtroppo per chi ama il Napoli, non si farà.