Home ExtraNaples Euro 2024, perché Mbappé e Thuram attaccano Marine Le Pen

Euro 2024, perché Mbappé e Thuram attaccano Marine Le Pen

Prende vita il dibattito politico in Francia dopo la decisione del Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, di sciogliere le camere dopo la schiacciante vittoria alle elezioni europee del Rassemblement National di Marine Le Pen. Il capo di Stato francese ha deciso così di mandare al voto i cittadini dopo la sconfitta del suo partito. All’inizio dell’Europeo in Germania anche i giocatori della nazionale transalpina sono stati chiamati a dire la propria in merito a quanto sta succedendo in ambito politico. I due giocatori di spicco dei Blues, Mbappé e Thuram, hanno deciso di esporsi in prima persona nelle ultime conferenze stampa. I calciatori hanno espresso le proprie perplessità sulla possibile vittoria alle urne del partito della Le Pen. Il più duro è stato proprio il capitano e stella della Nazionale, nonché amico del Presidente Macron, Kylian Mbappé che ha deciso di esordire così:

“Voglio essere fiero di indossare questa maglia il 7 luglio (giorno delle elezioni). Si dice spesso che non bisogna mischiare calcio e politica. Sono d’accordo quando si parla di sciocchezze, ma quando ci sono situazioni come questa è molto importante. Ed è più importante della partita di domani”.

La presa di posizione dei giocatori della Francia

Parte dello spogliatoio francese si dice particolarmente preoccupato per la scelta dei propri connazionali quando andranno al voto. Il partito di Le Pen, infatti, è conosciuto per le sue posizioni anti-immigrati e nazionaliste che da sempre hanno caratterizzato lo scenario politico e questo potrebbe influire molto sul futuro della nazione transalpina. Ventiquattro ore prima di Mbappé, Marcus Thuram aveva detto: “Capisco che dei giocatori possano venire qui davanti a voi giornalisti e limitarsi a dire che bisogna andare a votare, ma penso che non sia abbastanza. Bisogna anche spiegare come siamo arrivati a questo punto e la gravità della situazione”.

La posizione anti razzista dei Thuram

Da sempre la famiglia Thuram è attiva nell’ambito politico e contro l’odio razziale. Il padre di Marcus, Lilian, viene ricordato come uno dei migliori difensori della storia del calcio ma anche per il suo notevole impegno in ambito politico contro le disparità di razza. In più riprese ha infatti detto la sua in merito a questo tema scagliandosi ferocemente contro i partiti di estrema destra. Lillian già nel 2006 si schierò contro il padre di Marine Le Pen, reo di aver detto che in Nazionale ci fossero troppi neri: “Se vedete Le Pen ditegli che i giocatori della Francia si sentono francesi e amano questa maglia e la nazione. Diteglielo. E viva la Francia non quella che vuole Le Pen ma l’ altra, quella vera”.

Le posizioni del presidente della federcalcio della Francia e del Ct

Dopo le dichiarazioni dei giocatori anche i dirigenti francesi hanno deciso di dire la propria in merito a questa faccenda e, tra questi, c’è anche il commissario tecnico Didier Deschamps che ha deciso di non schierarsi apertamente su nessun fronte: “Non commenterò quello che dicono i giocatori, altri hanno parlato ieri, alcuni vogliono parlare più di altri, è normale perché non sono estranei alla situazione che sta attraversando la Francia. Sono calciatori ma per prima cosa cittadini e hanno la possibilità di dire cose che, con la loro sensibilità, probabilmente alimenteranno il dibattito. Il calcio può unire tutti e io ricordo che, comunque, il bleu della Francia rappresenta solidarietà, unione e diversità”.
Il presidente della Federcalcio francese Diallo ha deciso anche lui di non voler entrare nel merito della questione: “Sono stato chiaro fin dall’inizio, innanzitutto parlando con i giocatori. Ho sempre detto che garantisco ai giocatori la libertà di espressione. Si tratta di giovani che hanno uno sguardo sulla società e non spetta a me limitare la loro voglia di esprimersi su temi che riguardano la loro generazione. Rispetto pienamente queste posizioni. Ma io sono presidente di una Federazione, non capo di un partito, non devo dare istruzioni di voto. Devo garantire un principio di neutralità. L’istituzione non può avere la stessa libertà di parola dei suoi attori”.