Siamo con Angela Russo, candidata per la Lega nella circoscrizione Sud per il Parlamento Europeo. Spieghiamo ai lettori e agli elettori chi è Angela Russo.
“Sono un avvocato, ho esercitato la professione per diverso tempo fino a quando non ho deciso di dedicarmi completamente al management della mia azienda. Per il mio carattere, ho sempre fatto qualcosa in più del dovuto. Tanto da aderire all’Unione degli Industriali di Napoli dove nell’arco di breve tempo ho praticamente ricoperto diversi incarichi apicali. Sono diventata presidente di sezione Legno Arredamento, sono stata nel direttivo delle Grandi Industrie, perché l’Unione degli Industriali si divide in due settori: PMI e grandi aziende. Sono stata vicepresidente della Piccola, oltre ad aver fatto parte di alcuni Consigli di amministrazione. Fino a quando nel 2018 non mi fu proposta la candidatura al Senato. Ho concorso a quell’elezione prendendo circa 58.000 voti, ma ovviamente in quel momento i Cinque Stelle erano uno tsunami; quindi, non ci consentirono di poter raggiungere l’obiettivo. Distaccai il PD di 15.000 voti, quindi per me fu un’ottima e grande soddisfazione. Negli anni successivi ho proseguito nel fare politica sempre nel centrodestra da cui non mi sono mai allontanata: ho sempre affermato che la politica è come un matrimonio, si va avanti nel bene e nel male, nella salute e malattia. Nonostante la Lega fosse scesa a picco in maniera vertiginosa dal 30% raggiungendo i propri minimi storici, mi sono comunque candidata a sindaco nel comune di Casoria, dove ho perso per pochissimo, per 700 voti circa. Dopodiché non mi sono sottratta alla battaglia delle elezioni regionali, successivamente ho dato la mia disponibilità per un ulteriore candidatura di servizio al Senato, perché il mio faro, nonché sottosegretario, Pina Castiello, mi aveva chiesto di essere parte di questa corsa e io con grande voglia e spirito di competizione che decisi di parteciparvi”.
Come nasce questa candidatura, considerando che a volte il Parlamento Europeo viene vissuto come un organismo lontano rispetto a quelle che sono le esigenze dei cittadini?
“Sì, paradossalmente i cittadini la vedono lontano, ma l’Europa è casa nostra. Mi piace molto l’espressione non si vota per il Sud, non si vota per le regioni, ma si vota per l’Italia. Quindi i cittadini dovrebbero comprendere che il voto in Europa è l’espressione del voto dell’Italia e quindi la tutela del proprio territorio. Questa visione un po’ distaccata con l’Europa non fa bene perché non fortifica la nostra posizione in Europa. Il cittadino dovrebbe capire che attraverso l’espressione del voto rafforzerebbe proprio la presenza dell’Italia. Al di là re del colore politico, il cittadino deve capire che quello dell’8 e 9 giugno è un voto fondamentale. Lo paragono un po’ alle amministrative, dove c’è l’amico che si candida e quindi con tanta enfasi ed amore si va a votare. E dovrebbe essere così anche per le europee, perché bisogna tutelare dall’alto verso il basso e viceversa, quello che sono le nostre identità di cittadini”.
Nel caso venisse eletta quale sarebbe il primo provvedimento per cui si batterebbe?
“Non mi piace l’orientamento che si sta facendo largo in merito al tema della Casa Green. Deve pensare che ogni cittadino che possiede un bene immobile, entro il 2035, quest’ultimo perderà il suo valore del circa il 50% laddove non dovesse essere adeguato alla normativa. In cosa consiste questa normativa Green? Significa sobbarcarsi i costi di una ristrutturazione, spendendo almeno tra i 50.000 e i 60.000 € ed anche oltre, per poterla rendere idonea ad una vendita. Se non venisse adeguato alla normativa, l’immobile non può essere venduto, impoverendo così il proprietario. Farò una forte opposizione in tal senso e per questo bisogna far sì che un rappresentante che la pensi in questo modo vada in Europa. Seconda cosa importante è la difesa del made in Italy. Si sente molto parlare ultimamente delle farine di grillo, di formiche e quant’altro. Io sono una tradizionalista. A me piace la cucina mediterranea, mi piace la pasta fatta con la farina tradizionale, mi piacciono i nostri cibi e quindi bisogna assolutamente salvaguardare queste nostre ricchezze, perché indirettamente si tutela l’agricoltura, gli allevamenti e l’intera filiera”.
Ecco, come ultima cosa le chiedo per il Sud, la Campania e Napoli c’è qualche priorità urgente?
“Mi viene da dire di mandare a casa De Luca”.
Però da Bruxelles è un po’ difficile…
“Non se si creasse la giusta filiera istituzionale. Noi a livello governativo abbiamo i nostri rappresentanti, con un sottosegretario di governo, l’onorevole Pina Castello, abbiamo un senatore, l’onorevole Cantalamessa, abbiamo due parlamentari, quattro consiglieri regionali, tanti amministratori, consiglieri e sindaci campani. Mi auguro e spero quanto prima di vedere l’elezione di un nostro rappresentante come Presidente della Regione Campania. Ne approfitto per dire una cosa, un passaggio sull’autonomia differenziata che molti sottovalutano: viene letta come una divisione tra Nord e Sud, ma non è assolutamente così. Perché autonomia differenziata significa avere la libertà di spendere i fondi così come la Regione ritiene opportuno. Questo che cosa significa? Il Presidente, anche all’interno della sua squadra, deve avere una struttura che possa scrivere i progetti che vengono presentati e ottenere così fondi. Perché la Campania è povera? Perché non essendoci una squadra tecnica che organizza, studia i progetti, non si riesce a portare avanti i processi. Quindi il progetto non arriva al governo, il governo non dà i fondi e spesso questi tornano indietro. Lo stesso meccanismo equivale per l’Europa. Quindi, bisogna anche organizzarsi per una grande battaglia qui nella nostra Regione”.