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Intervista ad Irma Testa, campionessa dentro e fuori dal ring

Irma Testa è campionessa anche fuori dal ring. In questa intervista esclusiva la detentrice del titolo mondiale ed europeo di pugilato femminile nella categoria pesi piuma, si racconta e ci racconta delle aspettative verso Parigi2024 e del suo impegno sociale nella giusta, doverosa, sacrosanta lotta contro la violenza sulle donne e le discriminazioni di genere.

Buongiorno Irma, anzitutto volevo chiederle come sta e come procede la preparazione in vista delle prossime Olimpiadi di Parigi.

«Io sto bene. Adesso sto bene. Mi sto riprendendo da un infortunio al polso che ho avuto qualche mese fa e quindi al momento sono completamente focalizzata sul recupero e sulla ricerca della migliore condizione possibile per arrivare a Parigi con la forza fisica e mentale che serve».

Lei da sempre ha bruciato le tappe ed è stata, nel suo sport, prima in tutto: dalla prima pugile italiana a partecipare ai giochi olimpici nel 2016, alla prima a vincere una medaglia nelle successive olimpiadi del 2021. Punta a migliorare i suoi primati, aggiungendo quello che ancora le manca e, cioè, diventare la prima italiana nella storia del pugilato femminile, a vincere una medaglia d’oro?

«I risultati che ho ottenuto finora mi riempiono di orgoglio ma sento di non essere ancora arrivata. Sono fiera di ciò che ho conquistato, non è stato per nulla facile e conoscendo tutti i sacrifici che ho fatto penso che si, potrei ambire anche a qualcosa di più. Penso sia importante essere coraggiosi, superare sé stessi. Ottenere un oro olimpico non è certamente facile e io sono scaramantica. Ma voglio provarci e mi impegno ogni giorno per farlo. A prescindere dal risultato, voglio essere sicura di aver dato il 110% per cento».

Lei è natia di Torre Annunziata e spesso, in passato, ha parlato del rapporto difficile con la sua terra d’origine e della voglia che aveva, da ragazza, di lasciare la sua città. Quella rabbia che si portava dentro è scemata e se si qual è, oggi, il suo sentimento verso il luogo nel quale è cresciuta?

«I sentimenti che ho sempre provato per la mia terra d’origine sono quelli che più mi hanno spronato a raggiungere i miei sogni e obiettivi. Torre Annunziata è casa, è famiglia, è amici. Me la porto dietro in ogni incontro, in ogni competizione e in ogni viaggio. Quando torno a casa è sempre meraviglioso, mi emoziona camminare per quelle vie e rivedere chi mi ha cresciuta. Tutti i miei ricordi dell’infanzia sono legati a Torre Annunziata e senza quei momenti non sarei dove sono adesso».

È noto il suo impegno nella sensibilizzazione su un tema, purtroppo, sempre più di attualità come la lotta alla violenza sulle donne. L’attenzione verso quella che ha, ormai, i contorni di una vera e propria emergenza sociale, come nasce? Ha influito su di lei nel maturare la decisione e la volontà di spendere la propria popolarità e il proprio esempio di ragazza che ce l’ha fatta per difendere e dare voce a quelle donne che voce e forza non hanno, il modello, positivo, delle figure femminili forti e coraggiose della sua famiglia?

«L’attenzione rispetto al tema della violenza sulle donne è un qualcosa che tutti dovrebbero avere e su cui ci si deve focalizzare sempre di più, proprio perché siamo ancora lontani da un modello di società equo in cui i diritti delle donne sono rispettati tanto quanto quelli maschili. La consapevolezza rispetto a questo tema ha radici profonde nella mia vita personale e nell’influenza positiva delle figure femminili forti e coraggiose della mia famiglia. Queste figure mi hanno ispirata a diventare una donna sicura che non ha paura di esporsi e di dire la sua. Oggi so che è importante sostenere coloro che potrebbero non avere voce o forza per difendersi. E che a maggior ragione dovrebbero farlo le persone, maschi e femmine, esposte a livello mediatico, perché il loro messaggio arriva ad ancor più persone.

Quando ho compreso che era necessario un cambiamento culturale e sociale ho deciso di usare la mia voce e il mio esempio per sensibilizzare a questo tema chiunque volesse ascoltarmi. La popolarità che può dare una medaglia olimpica non serve a tanto se poi non si usa per qualcosa di utile per la società. E un tema che per me è importantissimo e con il passare del tempo sento che diventa sempre più importante. La violenza sulle donne è una piaga sociale che va eliminata, il più presto possibile».

Sfidando convenzioni, luoghi comuni, pregiudizi radicati in un ambiente fin allora prettamente maschile come il pugilato, dopo il bronzo a Tokyo lei ha fatto coming out dichiarando il proprio orientamento sessuale. Successivamente a questa scelta ha avuto maggiori o minori difficoltà nel suo mondo sportivo e professionale? Oggi è più libera e suggerirebbe ad altri suoi colleghi di fare altrettanto e vivere per quello che si è e non per il pregiudizio che gli altri hanno di noi?

«La mia scelta mi ha portato ad essere più libera con me stessa e con la mia disciplina. Ho ricevuto critiche, non lo nego, soprattutto sui social, ma non solo. Però più critiche ricevevo e più capivo che volevo, e dovevo, restare ferrea nella mia idea di sostenere la libertà di esprimersi e amare chi si vuole. Sono contenta perché mi sono tolta un peso, ora posso essere me stessa con tutti e questa è la cosa principale. Cerco di invitare tutte le persone che hanno paura a esprimersi a farlo lo stesso, quando maturano i tempi. Molte volte siamo bloccati da paure che per stare bene dobbiamo affrontare e sconfiggere».

L’obiettivo immediato è, ovviamente, l’Olimpiade di Parigi, ma in un orizzonte più lungo come si immagina Irma Testa donna dopo Irma Testa campionessa?

«Mi immagino Irma con la sua famiglia. Non so ancora cosa sarà della mia carriera sportiva dopo Parigi; ma sono sicura di volermi creare un futuro con le persone che amo e per ora questo mi basta. Un obiettivo alla volta: già Parigi 2024 è molto grosso e per ora mi basta. Capirò poi dove vorrò arrivare».

Ritornando, infine, sul pugilato, qual è, a suo dire, lo stato di salute della boxe femminile in Italia oggi? Vede, in giro e nelle palestre, una nuova Irma?

«La boxe italiana sta attraversando un periodo di rinnovamento e crescita e sono molto felice di questo. C’è un interesse crescente da parte degli appassionati e una nuova generazione di pugili emergenti, tante anche donne. A livello amatoriale, i club di boxe in Italia stanno svolgendo un ruolo cruciale nell’identificare e sviluppare giovani talenti.La partecipazione femminile è appunto in costante aumento. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare. La boxe in Italia deve affrontare la concorrenza di altri sport popolari e consolidati. Sono necessari maggiori investimenti nelle strutture e nelle risorse per sostenerne la crescita a tutti i livelli ed è fondamentale continuare a sostenere lo sviluppo del settore».