“Mercenari senza palle“. Non c’è altra miglior descrizione del Napoli 2023/24, così come coniata dai gruppi delle curve partenopee. E se nel calcio moderno il mercenarismo è un assioma consolidato, ciò che infastidisce e ferisce è la mancanza di attributi. Carenza ancor più grave per un gruppo che non si è mai reso conto di avere una toppa tricolore sul petto, e che ha vissuto quel pezzo di stoffa come foglia d’alloro su cui posarsi per magari chiedere un rinnovo contrattuale. Undici mammolette, quasi tutte ventenni, ad eccezione degli appena trentenni Di Lorenzo e Politano, calciatori umorali e prosciugati nel proprio spirito di ogni forma di agonismo. Contro Frosinone ed Empoli per gli ormai ex campioni d’Italia, i peggiori della storia, 6 punti erano d’obbligo. Ne arriva solo uno, a dimostrazione che la stagione è ormai andata e che neanche il volenteroso Calzona è riuscito a garantire quel cambio di rotta di cui il Napoli necessitava. Non poteva andare diversamente, con il Titanic che è iniziato ad affondare il giorno della presentazione di Rudi Garcia a Capodimonte, per poi immergersi completamente negli abissi con Mazzarri che però qualcosa aveva compreso: di fronte alla debolezza mentale di questa squadra e a dei difensori così scarsi – Rrahmani, Ostigard, Jesus e Natan, meglio fare i nomi – tanto vale praticare un catenaccesco 3-5-2. E poco importa se non si segna, sempre meglio che prendere gol. Inutile chiedere appelli o sussulti di dignità per questo funereo finale di campionato.
Questa squadra non pare proprio in grado di vincere contro compagini lanciatissime come Roma o Bologna. Anche degli striminziti pareggi sarebbero auspicabili in questo caso. Come lo sarebbe a livello di piazzamento il non qualificarsi in Conference League. Un inutile trofeo a forma di portaombrelli, con il rischio di esotiche trasferte in Kazakistan o Macedonia la prossima stagione. Una competizione senza blasone che diverrebbe semplicemente distraente in quello che sarà l’anno della ricostruzione. Non qualificarsi in Europa permetterebbe al futuro allenatore, uno in particolare, di poter vincere sin da subito ad una sola condizione. Che si riparta da zero, salvando tre, al massimo quattro, componenti dell’attuale undici titolare, costruendo una rosa all’altezza. Quell’allenatore è del profondo Sud e di Scudetti ne ha vinti già diversi. Bisogna fare presto per programmare un nuovo ciclo. Difficile che Adl, sceneggiatore principale di questo film horror, non se ne sia accorto.