Sassuolo-Napoli 1 a 6 non è un risveglio come lo ha definito il presidente Aurelio De Laurentiis nel complimentarsi con la squadra sull’ex Twitter. È piuttosto il riappropriarsi in maniera definitiva di un’identità di gioco mai sbocciata davvero nel corso della travagliata stagione post-Scudetto. Lo è nella misura in cui 4 gol su 6 nascono da situazioni di recupero palla, grazie ad un pressing corale ultraoffensivo, che ha consentito lo sviluppo di transizioni positive nella metà campo difensiva avversaria che non si ammiravano da tempo. È il ripristino prepotente dei perduti triangoli di gioco che hanno permesso di concludere a porta più e più volte, garantendo al portatore di palla almeno due soluzioni di passaggio in fase di sviluppo dell’azione, oltre che a favorire lo scambio di posizioni consentendo una rete addirittura ad un difensore, Rrahmani. Il ritrovar se stessi è anche nel secondo gol degli azzurri, primo timbro della tripletta di Osimhen, con una costruzione dal basso che rivitalizza la catena di destra Politano-Di Lorenzo, senza passare per forza, e in maniera prevedibile, dall’ottimo Lobotka di lotta e di governo. E poi la ferocia slava, tutta individuale, dell’ultimo gol di Kvaratskhelia, prima di destro, ribattuto, per la doppietta personale del georgiano e il punteggio tennistico per la squadra ancora campione in carica. Sassuolo-Napoli può essere per Francesco Calzona ciò che fu Napoli-Brugge 5-0 di Europa League per Maurizio Sarri. Ossia la prima vittoria, dopo una sconfitta e due pareggi in campionato all’inizio della stagione 2015-16, che diede il via ad un nuovo modo di interpretare il calcio da parte di quel gruppo, oltre che ad un filotto di risultati positivi. E insieme all’attuale tecnico della Lazio, su quella panchina, sedeva lo stesso Ciccio Calzona che stasera sembra aver ritrovato la squadra che lo scorso anno ha ammazzato il campionato. Per il match contro i neroverdi, i ragazzi di Calzona hanno totalizzato un xG (expected goals) di 2.63 a dimostrazione dell’overperfomance della serata, dovuta anche ad un Sassuolo in confusione totale. L’ordine e la disciplina tattica visti al Mapei Stadium, però, sono le uniche due chiavi attraverso cui esaltare una squadra che al netto dei risultanti altalenanti resta forte. E che in Osimhen, 5 gol in tre partite, e nel fuoriclasse di Tblisi ha la sue armi più micidiali per tentare una rincorsa Champions tremendamente difficile.