Scudetto perso a dicembre. Peggio del Napoli 2023-24 ha fatto soltanto un altro Napoli: quello della stagione calcistica 1990-91
Ai tifosi più giovani, quelli che, buon per loro, agli albori degli anni Novanta erano, forse, solo nei progetti per il futuro di un’innamorata coppia di neosposi born in Naples, questa stagione apparirà come il copione, pensato e non scritto, del più spaventoso e terrificante dei film griffati dal maestro del genere horror Dario Argento.
Chi come l’estensore di questo articolo ha, però, ahilui qualche anno e capello bianco in più, ricorderà che proprio agli azzurri era già capitato di presentarsi ai nastri di partenza di una nuova stagione calcistica come i campioni d’Italia in carica e, ahinoi, abdicare a quel triangolo tricolore cucito e portato con orgoglio sulla maglia della squadra rappresentante il tifo sfegatato ed identitario del popolo del fu “Regno di Napoli”.
Il precedente
Correva l’anno pallonaro 1990-91: la squadra capitanata da un tal D10S del calcio aveva, nella precedente stagione calcistica, conquistato, a soli tre anni di distanza dal primo, storico titolo, il secondo scudetto nell’ultra sessantennale storia del club fondato dal presidente Giorgio Ascarelli nel 1926; e perciò, fresca anche di conquista della Supercoppa italiana con un sonoro 5-1 a scapito dei rivali per antonomasia della Juventus, era data da tutti come la naturale pretendente alla vittoria in Serie A e, addirittura, quale tra le favorite nella conquista dell’allora Coppa dei Campioni. Le cose, purtroppo, andarono diversamente.
Segnata fin da quasi subito dai capricci e dalle bizze di un Diego Armando Maradona sempre più in preda ai propri fantasmi di uomo tanto fragile fuori dal campo di gioco quanto forte all’interno del rettangolo verde, la stagione dell’atteso bis si rivelò ben presto quella di una rinuncia, un abbandono, una levata di bandiera bianca sventolata, in segno di resa, sul ponte della riconferma al vertice della massima serie calcistica italiana.
Pur se a molti potrà sembrare incredibile, infatti, la squadra che, oltre al fuoriclasse argentino, annoverava campioni del calibro di Antonio Careca e Gianfranco Zola, giusto per citarne alcuni, chiuse il girone di andata con appena 15 punti in 17 partite; ovvero in 14esima posizione su 18 partecipanti nell’allora Serie A (con i due punti a vittoria) e solo un punto sopra quel quartultimo posto che voleva dire retrocessione in B occupato dal Pisa.
Avviatasi mestamente a conclusione l’esaltante settennato del Pibe de Oro alle falde del Vesuvio con la squalifica dello stesso, risultato positivo a un controllo antidoping effettuato dopo la gara di campionato contro il Bari, la squadra, scevra dalle lune storte del suo capitano, effettuerà un clamoroso recupero che, alla fine del campionato, la posizionerà al 8° posto a pari punti con la Juventus settima in base alla classifica avulsa degli scontri diretti, ad appena un punto dall’incredibile qualificazione all’allora Coppa Uefa.
I flop delle altre scudettate
Nella storia della Serie A dal 1929-30 ad oggi si trovano esempi di altre squadre campioni d’Italia che nell’anno successivo alla conquista del tricolore hanno fatto peggio degli azzurri, dicendo bye bye al bis dello scudetto già alla fine del girone d’andata?
Gli annuari ci raccontano della Roma nel 1942-43, della Sampdoria nel 1991-92 e, in misura minore, dell’Hellas Verona nel 1985-86.
La Roma del primo scudetto
I giallorossi del “fornaretto” Amadei, futuro calciatore e allenatore proprio del Napoli negli anni 50/60, sono quelli che, nell’anno dell’apertura del ciclo vincente del grande Torino, hanno avuto un rendimento più simile agli azzurri del ’90-91: 12° posto su 16 squadre alla fine del girone d’andata nell’annata ’42-43 da campioni d’Italia e un meno nove dai granata capolista che, poi, si aggiudicheranno quel campionato. La Roma chiuderà quella stagione al 9° posto.
Genova sponda blucerchiata
Male anche la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini ai nastri di partenza da squadra campione in carica nella stagione calcistica 1991-92: nona su diciotto formazioni e con un meno 11 dal Milan capolista al giro di boa. La Sampdoria concluderà quel campionato con un 6° posto finale.
Il Verona di Bagnoli
Stesso rendimento e medesima posizione di classifica dell’attuale Napoli, infine, per il Verona dei miracoli di mister Osvaldo Bagnoli che, con lo scudetto cucito sul petto, non seppe ripetersi nell’annata successiva e, alla fine del girone d’andata della stagione 1985-86, come gli azzurri oggi occupava l’8° posto in classifica con un meno dieci dalla vetta (allora i punti per ogni vittoria erano due e non tre come oggi e le squadre ai nastri di partenza 16 e non 20). Quel Hellas Verona si piazzò 10° alla fine della stagione.
Il Napoli di Mazzarri può invertire la rotta
Il girone d’andata si chiuderà domenica 7 gennaio e va ricordato che, vincendo a Torino sul campo dei granata, anche approfittando dello scontro diretto tra Roma e Atalanta, il Napoli potrà cambiare il senso alla sua stagione e il finale di questo articolo: migliorando la sua posizione in classifica ed arrivando a lambire la zona Champions, lasciando alla squadra del ’90-91 la palma di peggiore equipe scudettata nel campionato successivo alla conquista del titolo di campione d’Italia.