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Mazzarri bis, cosa non sta funzionando

I numeri

Da quando siede sulla panchina del Napoli, Walter Mazzarri ha collezionato solamente 6 vittorie dalle 16 partite disputate ed in 9 di queste non è riuscito a far segnare la squadra. Agli ordini di Mazzarri gli azzurri hanno prodotto una media punti per partita fin qui di 1.25, la più bassa da quando i partenopei sono tornati in serie A. Ci si aspettava sicuramente meglio dalla seconda esperienza in azzurro del tecnico di San Vincenzo il quale è arrivato in punta di piedi il 14 Novembre 2023 a seguito dell’esonero di Rudi Garcia tra l’entusiasmo dei tifosi. Ciò nonostante, i problemi non sono tardati ad arrivare. Dopo la vittoria di Bergamo nonché ultima fuori casa, il Napoli ha iniziato ad evidenziare tutte le difficoltà e gli strascichi derivanti dalla preparazione estiva, tra le falle difensive e la mancanza di intensità nella fase di non possesso. Di certo non si poteva chiedere un miracolo immediato all’ex allenatore di Torino e Cagliari arrivato con un calendario alle porte non favorevole con Inter, Real Madrid e Roma, partite poi tradottesi in vittorie schiaccianti per le dirette avversarie. I partenopei nonostante la qualificazione agli ottavi di Champions, già ipotecata dalla vecchia gestione sportiva di Garcia, sono scivolati quindi verso il basso della classifica di serie A, toccando addirittura il nono posto.

Il cambio di modulo

Mazzarri ha cercato così di sopperire ai problemi del Napoli con un ritorno al passato e suo marchio di fabbrica: il 3-5-2. Ovviamente gli interpreti della squadra che si trova ad allenare sono forgiati e modellati per il 4-3-3. E con i diversi infortunati e le assenze per la coppa d’Africa il passaggio al nuovo modulo non è stato così automatico. I primi sprazzi di quel gioco, che ha contraddistinto il tecnico di San Vincenzo negli anni addietro della sua carriera, sono arrivati nelle final four di Supercoppa Italiana, dove, il Napoli è stato schierato per la prima volta con una linea di difesa a tre ed un centrocampo a quattro, non perdendo d’identità in avanti con i soliti Kvara, Politano e Simeone. I primi risultati sono sembrati incoraggianti: 3-0 secco alla Fiorentina con uno straripante Zerbin ed in finale si è arrivati a sfiorare l’impresa contro la corazzata nerazzurra che è riuscita a trovare il vantaggio solo nei minuti finali della partita. Sembrava che il Napoli avesse ritrovato un equilibrio finalmente dopo 5 mesi dall’inizio del campionato con una squadra più corta e omogenea che fa del contropiede il suo asso nella manica proprio come la formazione che aveva fatto sognare nella stagione 2012-2013. Prima del match di Milano, nelle ultime tre partite sono arrivati tre risultati utili consecutivi: due vittorie in extremis contro Verona e Salernitana ed un pareggio contro la Lazio. Ciò, però, non ha fatto altro che mettere altra polvere sotto al tappeto: sicuramente le marcature a uomo della difesa a tre ed una linea di centrocampo a cinque hanno ristabilito compattezza, d’altro canto il tandem d’attacco sembra non funzionare ed i partenopei addirittura non segnano in trasferta dalla partita di Bergamo con l’Atalanta di novembre, praticamente da 5 gare fuori casa. Sicuramente continua a pesare l’assenza di Victor Osimhen, ma non bisogna dimenticarsi che la formazione dispone anche di Simeone, Raspadori, Politano, Kvara, Lindstrom ed ora anche di Ngonge.

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La gara con il Milan

Il punto di non ritorno della confusione tattica sembra sia arrivato nella gara di San Siro, dove la squadra ha cambiato 3 moduli nel corso della gara: prima il 3-5-2, poi il 4-3-3 ed infine il 4-4-2. Il Napoli è stato schierato con una formazione sempre a trazione posteriore in fase di non possesso difendendo a 5, mentre in fase di possesso la squadra si è aggrappata completamente all’estro del numero 77 e ad un Pasquale Mazzocchi straripante sulla fascia sinistra. Nonostante un approccio sicuramente diverso dalle partite precedenti, più aggressivo e concentrato, il Napoli si è lasciato sorprendere al venticinquesimo minuto dal marchio di fabbrica del Milan made in Stefano Pioli, ovvero la solita giocata a tre di Theo, Giroud e Leao in grado di sorprendere la fascia destra scoperta e disorganizzata del Napoli. La linea difensiva dei campioni d’Italia in carica, non compiendo la giusta scalata con Juan Jesus, si è lasciata imbucare dai rossoneri permettendo di siglare la rete dell’1-0 casalingo. La partita poi terminerà così senza occasioni nitide create per impensierire Mike Maignan, a conferma del fatto che la squadra sembra aver perso la creatività nei propri mezzi offensivi. Ad oggi la società riflette sul futuro del tecnico toscano che non è riuscito a conservare il giusto entusiasmo attestatogli fin dal primo giorno, sperando che un possibile passaggio di turno in Champions contro uno zoppicante Barcellona possa far ritrovare la luce persa allo spogliatoio