Se l’unica alternativa al momento percorribile è quella di una restaurazione di un antico e rassicurante passato, lo si faccia fino in fondo, sprezzanti del pericolo di ogni conseguenza sportiva
Mazzarri è la ex da rivivere solo ed esclusivamente nei ricordi. Mazzarri è l’auto usata a poco prezzo, ancora buona. Mazzarri è concavo e convesso a seconda dei desiderata di Aurelio, uno e trino come non mai. Mazzarri è la nostalgia di dieci anni fa, quando eravamo tutti più giovani e meno imbastarditi dalla vita. Mazzarri è il 3-5-2 e perché no, pure il 4-3-3, basta che si ritorni in panchina ad allenare. Mazzarri non è Igor Tudor, caratteraccio come lui quando era ancora sulla cresta dell’onda, ma con ben altro appeal sul mercato. Mazzarri è il saldo anticipato di novembre, l’occasione da non perdere. Mazzarri è “abbiamo perso perché c’era un clima strano, pioveva, i calciatori avevano l’influenza, uno la diarrea ed è il compleanno di Cavani“. Mazzarri conosce l’ambiente. Mazzarri è notti di coppe, di un Napoli arrembante dopo 20 anni di oblio. Mazzarri è l’orologio picchiettato con l’indice per ricordare al signor arbitro il recupero del tempo di gioco. Mazzarri è la giacca tolta con veemenza, prima di Caressa su Sky, prima di Allegri in panchina. Mazzarri è Nicola Frustalupi e Peppe Santoro, i fedelissimi. Mazzarri è il traghettatore: 7 mesi e poi si vede. Mazzarri è Alec Baldwin, ci assomiglia davvero, per un Napoli hollywoodiano. Mazzarri è la finta traballante di Zuniga. E se si deve andare incontro al proprio destino, pur tragico che sia, meglio la rassicurante parlata toscana di un volto amico. Tanto le pretese al momento sono poche.