Jumpin’ Jack Flash
Salernitana-Napoli l’ha chiusa definitivamente Rudi Garcia con la sostituzione che ha fatto storcere il naso a sei milioni di tifosi, ma procediamo con ordine. Il primo tempo del Napoli è da squadra prima della classe, con il ritorno del gioco che nelle ultime apparizioni troppo spesso si era visto a sprazzi. Triangoli stretti, anzi strettissimi, in cui si infilano a turno Politano, Kvaratskhelia e Raspadori, nueve falso e verissimo allo stesso tempo. Una prima punta atipica, in grado di venire sulla trequarti in fase di non possesso, andando in pressione sul portatore di palla avversario, soccorrendo così i centrocampisti. In fase di possesso, dalla medesima posizione di campo, è alla ricerca costante del tocco in grado di dare il via a uno-due micidiali, con ali e terzini altrettanto rapidi (vedasi catena di destra Politano-Di Lorenzo). Un lusso, considerando l’infortunio di Osimhen. Ed è proprio di Jumpin’ Jack Flash Raspa il primo sigillo, un destro a incrociare d’autore su un filtrante delizioso di Lobotka (menzione d’onore per quantità e qualità nei 90 minuti). Nonostante un Anguissa ancora un po’ ingolfato dai pochi minuti nelle gambe dopo l’infortunio, il Napoli non sembra mai in pericolo contro una Salernitana ultra-offensiva: inedito il 4-2-3-1 schierato dal tecnico granata Pippo Inzaghi.
In dominio per 90 minuti
Non è un caso che i tiri della Salernitana nella porta di Meret arrivino tutti nel primo tempo (solo tre su dieci tentativi). Il Napoli può andare sul due a zero con Politano e Raspadori più volte durante la prima frazione di gioco, se non fosse per un prontissimo Ochoa. Nella ripresa la partita viene messa su un piano maggiormente fisico: il Napoli si allunga leggermente, abbassa il baricentro, senza rinunciare a costruire dal basso a due tocchi; la Salernitana si annulla, tenta più volte il lancio lungo per Ikwuemesi, senza mai scalfire un Napoli solidissimo in difesa con Rrahmani, Ostigard e Olivera. Non appena mister Inzaghi tenta il tutto per tutto pur di acciuffare un insperato pareggio inserendo Botheim – una punta centrale in più, al posto del terzino Mazzocchi (passando ad un 3-4-2-1) – il Napoli non perdona. L’anticipo da pitbull rognoso di un mastodontico Olivera su uno snervato Tchaouna, favorisce una progressione di Elmas a palla scoperta, condita da doppio passo e destro a giro sul secondo palo. Gol! La partita s’incanala su un binario morto per i granata e di melina per il Napoli, dopo 35 minuti di gestione totale – con diverse occasioni per segnare – dei campioni d’Italia nel secondo tempo. Questa volta, forse per la prima volta, è lecito affermare che è stata la vittoria di Rudi Garcia.
Risposta cattiva
Ritrovato un principio d’identità di gioco, perpetuato per due tempi e non uno soltanto, il cambio Kvaratskhelia-Elmas si può descrivere come sicuramente indovinato. La rete del macedone dà ragione a Rudi l’antipatico, in modalità “rumore dei nemici” per citare Mourinho. Certo, la Salernitana ultima in campionato non è un avversario probante. Ma vincere aiuta a vincere e si sa che solo vincendo certe nubi da Castel Volturno potranno allontanarsi. E chissà che vincendo e convincendo contro l’Union Berlino, gara chiave per la qualificazione agli ottavi di Champions e ciò che ne consegue dal punto di vista economico, non finisca il tutoring del presidente De Laurentiis nei confronti del tecnico francese. La speranza è che prima o poi tutti insieme, nemici e amici, cattivi e buoni, possano dire: voilà c’est le Napoli de Monsieur Garcia. Che considerando il tasso tecnico della rosa a disposizione, sarebbe il trionfo di una bellissima normalità.